La fuerza del destino
Ópera en cuatro actos, con música de Giuseppe Verdi (Roncole 1813- Milán 1901) con libreto de Francesco Maria Piave, compuesta por encargo del Teatro Imperial de San Petersburgo, se estrenó con la presencia del compositor el 10 de noviembre de 1862 y, un año más tarde, la presentó en el Teatro Real de Madrid. Pese a todo, Verdi no quedó demasiado satisfecho del libreto que había escrito Francesco Maria Piave, y encargó la versión definitiva a Antonio Ghislanzoni que se estrenó el 20 de febrero de 1869, en la Scala de Milán, y que es la que hoy se representa. El libreto se basa en la obra teatral "Don Álvaro o la Fuerza del Sino" del literato romántico español Angel de Saavedra, duque de Rivas.

Personajes

MARQUÉS

LEONOR

CURRA

DON ÁLVARO

DON CARLOS

TRABUCO

PRECIOSILLA

FRAY MELITÓN

PADRE GUARDIÁN

MÉDICO

El Marqués de Calatrava

Hija del Marqués

Sirvienta de Leonor.

Pretendiente de Leonor

Hermano de Leonor

Buhonero

Gitana

Monje Franciscano

Del monasterio Franciscano

Cirujano militar

Bajo

Soprano

Mezzosoprano

Tenor

Barítono

Tenor

Mezzosoprano

Barítono

Bajo

Barítono

La acción se desarrolla en España e Italia hacia mediados del siglo XVII

ATTO PRIMO


(Siviglia. Castello di Marchese di Calatrava.
Una sala  tappezzata di damasco con ritratti
di famiglia ed arme gentilzie, addobbata nello
stile del secolo XVIII, pero in cattivo stato.
Di fronte, due finestre; quella a sinistra 
chiusa,  l'altra a destra aperta e 
praticabile, dalla quale si vede un cielo
purissimo, illuminato dalla luna, e cime 
d'alberi. Tra le finestre è un grande armadio
chiuso, contenente vesti, biancherie, ecc. 
Ognuna delle pareti laterali ha due porte. La
prima a destra dello spettatore è la comune;
la seconda mette a la stanza di Curra. A 
sinistra in fondo è l'appartamento del 
Marchese; più presso al proscenio qullo di 
Leonora. A mezza scena, alquanto a sinistra,
è un tavolino coperto da tappeto di damasco, 
e sopra il medesimo una chitarra, vasi di 
fiori, due candelabri d'argento accesi con 
paralumi, sola luce che schiarirà la sala. 
Un segglione presso il tavolino; un mobile
con sopra un oriolo fra le due porte a 
destra; altro mobile sopra il quale è il 
ritratto, tutta figura, del Marchese, 
appoggiato alla parete sinistra. La sala sarà
parapettata. Il Marchese di Calatrava, con 
lume in mano, sta congedandosi da Donna 
Leonora preoccupata. Curra viene dalla 
sinistra.)

MARCHESE 
(Abbracciandola con affetto)
Buona notte, mia figlia. Addio, diletta... 
Aperto ancora è quel veron.

(Va a chiuderlo)

LEONORA
(fra sè)
Oh, angoscia!

MARCHESE 
Nulla dice il tuo amor? 
Perchè si triste?

LEONORA 
Padre ... signor...

MARCHESE 
La pura aura de' campi 
pace al tuo cor donava. 
Fuggisti lo straniero di te indegno. 
A me lascia la cura dell'avvenir; 
nel padre tuo confida che t'ama tanto.

LEONORA 
Ah, padre!

MARCHESE 
Ebben, che t'ange? Non pianger.

LEONORA
(fra sè) 
Oh, rimorso!

MARCHESE 
Ti lascio.

LEONORA
(gettandosi con effusione 
tra le braccia del padre)
Ah, padre mio!

MARCHESE 
Ti benedica il cielo. Addio.

LEONORA 
Addio.

( Il Marchese bacia Leonora e va 
nelle sue stanze. Curra chiude la 
porta dietro il Marchese, e riviene 
a Leonora la quale piange)

CURRA 
Temea restasse qui fino a domani. 
Si riapre il veron. 
Tutto s'appronti, e andiamo.

(Toglie dall'armadio un sacco da 
notte in cui ripone biancherie e vesti)

LEONORA 
E si amoroso padre, 
avverso fia tanto ai voti miei? 
No, no, decidermi non so.

CURRA 
(Affaccendata)
Che dite?

LEONORA 
Quegli accenti nel cor, 
come pugnali scendevanmi. 
Se ancor restava,
appreso il ver gli avrei ...

CURRA
(smettendo il lavoro) 
Domani allor nel sangue 
suo saria Don Alvaro, 
od a Siviglia prigioniero, e forse 
al patibol poi!

LEONORA 
Taci.

CURRA 
E tutto questo 
perchè ei volle amar chi non l'amava.

LEONORA 
Io non amarlo? Tu ben sai s'io l'ami ... 
Patria, famiglia, padre 
per lui non abbandono? 
Ahi, troppo!... troppo sventurata sono!
Me, pellegrina ed orfana, 
Lungi dal patrio nido. 
Un fato inesorabile 
Sospinge a stranio lido; 
Colmo di triste immagini, 
Da' suoi rimorsi affranto. 
È il cor di questa misera 
Dannato a eterno pianto...
Ti lascio, ahimè, con lacrime, 
Dolce mia terra, addio; 
Ahimè, non avrà termine 
sì gran dolore! Addio.
Per me non avrà termine
sì gran dolore! Addio!
Dolce mia terra! Addio!
Ahimè, non avrà termine 
sì gran dolore! Addio.

CURRA 
M'aiuti, signorina... 
più presto andrem...

LEONORA 
S'ei non venisse? 

(Guarda l'orologio)

E tardi. Mezzanotte è suonata! 

(con gioia) 

Ah no, più non verrà!

CURRA 
Quale rumore!... 
Calpestio di cavalli!...

LEONORA 
(Corre al verone)
È desso!...

CURRA 
Era impossibili ch'ei non venisse!

LEONORA 
O Dio!

CURRA 
Bando al timore.

(Don Alvaro entra dal verone e si 
getta tra le braccia di Leonora)

ALVARO 
Ah, per sempre, o mio bell'angiol, 
Ne congiunge il cielo adesso! 
L'universo in questo amplesso 
Io mi veggo giubilar.

LEONORA 
Don Alvaro!

ALVARO 
Ciel, che t'agita?

LEONORA 
Presso è il giorno...

ALVARO 
Da lung'ora 
Mille inciampi tua dimora 
M'han vietato penetrar; 
Ma d'amor si puro e santo 
Nulla opporsi può all'incanto, 
E Dio stesso il nostro palpito 
In letizia tramutò. 

(a Curra)

Quelle vesti dal verone getta...

LEONORA
(a Curra) 
Arresta.

ALVARO
(a Curra) 
No, no...

(a Leonora)

Seguimi, 
Lascia omai la tua prigione.

LEONORA 
Ciel, risolvermi non so.

ALVARO 
Pronti destrieri di già ne attendono, 
Un sacerdote ne aspetta all'ara. 
Vieni, d'amore in sen ripara 
Che Dio dal ciel benedirà! 
E quando il sole, nume dell'India, 
Di mia regale stirpe signore, 
Il mondo inondi del suo splendore, 
Sposi, o diletta, ne troverà.

LEONORA 
È tarda l'ora.

ALVARO
(a Curra) 
Su, via, t'affretta.

LEONORA
(a Curra) 
Ancor sospendi.

ALVARO 
Eleonora!

LEONORA 
Diman...

ALVARO 
Che parli?

LEONORA 
Ten prego, aspetta.

ALVARO 
(Assai turbato)
Diman!

LEONORA 
Dimani si partirà. 
Anco una volta il padre mio, 
Povero padre, veder desio; 
E tu contento, gli è ver, ne sei? 
Sì, perché m'ami, nè opporti dei; 
Anch'io, tu il sai, t'amo io tanto! 
Ne son felice, oh cielo, quanto!

(Piange)

Gonfio di gioia ho il cor! Restiamo... 
Sì mio Alvaro, io t'amo, io t'amo!

(Il pianto la soffoca)

ALVARO 
Gonfio hai di gioia il core... 
e lagrimi! 
Come un sepolcro tua man è gelida! 
Tutto comprendo, tutto, signora!

LEONORA 
Alvaro! Alvaro!

ALVARO 
Eleonora! 
Io sol saprò soffrire. Tolga Iddio 
Che i passi miei per debolezza segua; 
Sciolgo i tuoi giuri. Le nuziali tede 
Sarebbero per noi segnal di morte 
Se tu, com'io, non m'ami... se pentita...

LEONORA 
(Interrompendolo)
Son tua, son tua col core e colla vita! 
Seguirti, fino agli ultimi 
Confini della terra; 
Con te sfidar, impavida 
Di rio destin, la guerra, 
Mi fia perenne gaudio 
D'eterea voluttà. 
Ti seguo. Andiam, 
Dividerci il fato non potrà.

ALVARO 
Sospiro, luce ed anima 
Di questo cor che t'ama. 
Finchè mi batte un palpito 
Far paga ogni tua brama 
Il solo ed immutabile 
Desio per me sarà. 
Mi segui. Andiam, 
Dividerci il fato non potrà.

LEONORA
Ti seguo. Andiam, dividerci
Ah no, il fato, no non potrà

ALVARO
Mi segui. Andiam, dividerci
Ah no, il fato, no non potrà

(S'avvicinano al verone, quando ad 
un tratto si sente a sinistra un 
aprire e chiuder di porte)

LEONORA 
Quale rumor!

CURRA
(ascoltando)
Ascendono le scale!

ALVARO 
Partiam...

LEONORA 
Partiam.

ALVARO E LEONORA 
Mi segui/Ti seguo. Andiam. 
Dividerci il fato non potrà.

(Presto s'avviano al verone)

LEONORA 
È tardi.

ALVARO 
Allor di calma è duopo.

CURRA 
Vergin santa!

LEONORA
(a Don Alvaro) 
Colà t'ascondi.

(Indicando la sua stanza)

ALVARO
(traendo una pistola) 
No. Difenderti degg'io.

LEONORA 
Ripon quell'arma. Contro al genitore 
Vorresti?...

ALVARO 
No, contro me stesso!

(Ripone la pistola)

LEONORA 
Orrore!

(Dopo vari colpi, apresi con istrepito 
la porta, ed il Marchese di Calatrava 
entra infuriato, brandendo una spada 
e seguito da due servi con lumi)

MARCHESE 
Vil seduttor! Infame figlia!

LEONORA
(correndo a suoi piedi) 
No, padre mio.

MARCHESE 
Io più nol sono.

ALVARO 
Il solo colpevole son io. 

(presentandogli il petto)

Ferite, vendicatevi.

MARCHESE 
(A Don Alvaro)
No, la condotta vostra 
Da troppo abbietta origine uscito vi dimostra.

ALVARO 
(Risentito)
Signor Marchese!

MARCHESE
(a Leonora) 
Scostati...

(ai servi)

S'arresti l'empio.

ALVARO
(cavando nuovamente la pistola
ai servi che retrocedono)
Guai se alcun di voi si muove.

LEONORA
(correndo a lui)
Alvaro, oh ciel, che fai?

ALVARO
(a Marchese) 
Cedo a voi sol, ferite.

MARCHESE 
Morir per mano mia! 
Per mano del carnefice 
Tal vita spenta sia!

ALVARO 
Signor di Calatrava! 
Pura siccome gli angeli 
È vostra figlia, il giuro; 
Reo sono io solo. Il dubbio 
Che l'ardir mio qui desta. 
Sì tolga colla vita. Eccomi inerme.

(Getta via la pistola che, cadendo 
al suolo scarica il colpo, e ferisce 
mortalmente il Marchese)

MARCHESE 
Io muoio!

ALVARO
(disperato) 
Arma funesta!

LEONORA
(correndo ai piedi del padre) 
Aita!

MARCHESE
(a Leonora) 
Lungi da me. 
Contamina tua vista la mia morte!

LEONORA 
Padre!

MARCHESE 
Ti maledico!

(Cade tra le braccia dei servi)

LEONORA 
Cielo, pietade!

ALVARO 
Oh, sorte!

(I servi portano il Marchese alle sue stanze,
mentre Don Alvaro trae seco verso 
il verone la sventurata Leonora) 

ACTO PRIMERO


(Sevilla. Castillo del marqués de Calatrava. 
Una habitación tapizada de damasco con paredes
llenas de retratos y escudos de armas, 
amueblada al estilo del siglo XVIII, pero en
mal estado. Al frente, a la  izquierda, una 
ventana cerrada. A la derecha otra abierta por
la que se ve un cielo purísimo y los rayos de 
la luna entrando, y, entre ambas, un gran 
armario cerrado, que contiene vestidos, 
lencería, etc. La habitación tiene cuatro 
puertas; la principal, al fondo a la derecha;
otra, en la misma pared, da a la habitación
de Curra; las dos de la pared de la izquierda
conducen a los aposentos de Doña Leonor y de 
su padre el marqués. En el centro de la 
escena, un poco a la izquierda, hay una
mesa cubierta de una mantel de damasco y 
sobre ella una guitarra, un jarrón con 
flores y dos candelabros de plata encendidos 
con pantalla, son la única luz que hay en 
la sala. Cerca de la mesa, un sillón. 
Un mueble con un reloj de péndulo entre 
las dos puertas a la derecha; otro mueble con
un retrato del marqués de pie, en la pared
de la izquierda. Fuera de la sala se ve un 
balcón. Es tarde. El marqués de Calatrava, con
una luz en la mano da, cariñosamente, las 
buenas noches a su hija Curra, la doncella,
viene por la izquierda)

MARQUÉS
(Abrazando con afecto a su hija)
Buenas noches, hija... adiós, cariño
¡Aún está abierta la ventana!...

(Va a cerrarla.)

LEONOR
(Para sí)
¡Oh, qué angustia!

MARQUÉS
¿Qué decías, amor?... 
¿Por qué estás triste?

LEONOR
Padre... señor...

MARQUÉS
El aire puro del campo 
llenará de paz tu corazón...
Escapaste de aquel extranjero indigno de ti...
Deja que me preocupe del futuro.
Confía en tu padre que tanto te ama.

LEONOR
¡Oh, padre!

MARQUÉS
Y bien, ¿qué te preocupa? No llores.

LEONOR
(para sí)
¡Qué remordimiento!

MARQUÉS
Te dejo.

LEONOR
(Arrojándose con efusión
a los brazos de su padre)
¡Ah, padre mío!

MARQUÉS
¡Que el cielo te bendiga... Adiós!

LEONOR
¡Adiós!

(El marqués besa a Leonor y sale
hacia su habitación. Curra cierra la 
puerta tras él, y vuelve hacia Leonor
que está llorando)

CURRA
¡Temía que se quedase hasta mañana!
Volveré a abrir la ventana
Todo está a punto, así que ¡vamos!

(Ella coge del armario un saco de viaje
y mete dentro vestidos y ropa blanca)

LEONOR
¿Un padre que tanto me ama
puede ser tan contrario a mis deseos?
No, no, no puedo decidirme.

CURRA
(muy agitada)
¿Qué decís?

LEONOR
Sus palabras se clavan como 
puñales en mi corazón. 
Si se queda más rato, 
le digo la verdad...

CURRA
(cesando sus ocupaciones)
Mañana, entonces, Don Álvaro
yacería ensangrentado
O tal vez prisionero en Sevilla, 
y quizá, después, enviado al patíbulo,

LEONOR
¡Calla!

CURRA
Y todo esto porque amó a alguien 
que no le amaba.

LEONOR
¿No amarle yo? ¡Bien sabes si le amo!
Patria, familia, padre, 
¿no los abandono por él?
¡Ay, demasiado! ¡Demasiado desgraciada soy!
Errabunda y huérfana, 
lejos del nido paterno,
un destino inexorable 
me lleva a extrañas riberas.
Repleto de tristes imágenes,
abatido por el remordimiento,
está el corazón de esta mísera
predestinado al eterno llanto...
¡Te dejo, ay de mí, ay de mí, con lágrimas
dulce patria mía! Adiós.
¡Ay de mí, ay de mí, no tendrá fin 
tan gran dolor! Adiós. 
¡Para mí, para mí no tendrá fin 
tan gran dolor! Adiós.
¡Te dejo, dulce patria mía! ¡Adiós!
¡Ay de mí, ay de mí, no tendrá fin 
tan gran dolor! Adiós. 

CURRA
Ayudadme, señora... 
Más deprisa iremos...

LEONOR
¿Y si no viniera?... 

(Mira el reloj de péndulo)

¡Ya es tarde! ¡Pasó la medianoche!

(Con alegría)

¡No, ya no vendrá!

CURRA
¡Cuánto ruido!... 
Pisadas de caballos...

LEONOR
(corre hacia el balcón)
¡Es él!...

CURRA
¡Era imposible que no viniera!

LEONOR
¡Oh, Dios mío!

CURRA
Desterrad todo temor.

(Don Álvaro entra por el balcón  
y se arroja en los brazos de Leonor.)

ÁLVARO
¡Ah! ¡Para siempre, mi bello ángel,
nos une en este momento el Cielo!
Con este abrazo, 
el universo se llena de alegría.

LEONOR
¡Don Álvaro!

ÁLVARO
¡Cielos! ¿Qué te inquieta?

LEONOR
Se acerca el día...

ÁLVARO
Hace rato 
que mil dificultades
me impiden entrar en tu casa.
Pero al amor, si es puro y santo,
nada puede oponérsele; 
y Dios, nuestros latidos,
en alegría ha mudado.

(a Curra)

Arroja esta capa por el balcón...

LEONOR
(a Curra)
¡Deténte!

ÁLVARO
(a Curra)
¡No, no!...

(A Leonor)

¡Sígueme!
Abandona tu prisión...

LEONOR
¡Cielos! No puedo decidirme.

ÁLVARO
Rápidos corceles nos esperan:
un sacerdote aguarda ante el altar...
¡Ven, refúgiate en el regazo del amor,
que Dios desde el cielo nos bendecirá!
Y cuando el sol, deidad de la India,
señor de mi real estirpe,
inunde el mundo con su esplendor,
desposados, oh amada mía, nos encontrará.

LEONOR
Se hace tarde...

ÁLVARO
(a Curra)
¡Rápido, apresúrate!

LEONOR
(a Curra)
Espera un poco.

ÁLVARO
¡Leonor!

LEONOR
Mañana...

ÁLVARO
¿Qué dices?

LEONOR
Te lo suplico, espera.

ÁLVARO
(Muy contrariado)
¿Mañana?

LEONOR
Mañana marcharemos. 
Una vez más a mi padre, 
pobre padre, deseo ver; 
te alegras de ello... ¿no es verdad?
Sí, porque me amas... no debes oponerte...
También yo, bien lo sabes... ¡te amo tanto!
¡Soy feliz!... ¡Oh cielos, y cuánto!...

(Llora)

¡Mi corazón rebosa de alegría! Quedémonos...
¡Sí, Álvaro mío, te amo!... ¡Te amo!...

(El llanto la ahoga)

ÁLVARO
¡Lleno de alegría... 
y lágrimas está tu corazón!
¡Tu mano está tan fría como el sepulcro!
Lo entiendo todo... todo, señora...

LEONOR
¡Álvaro! ¡Álvaro!

ÁLVARO
¡Leonor! 
Sufriré en soledad. No quiera Dios
que sigas mis pasos por flaqueza.
Te libero de tu juramento. La antorcha nupcial
sería para nosotros señal de muerte.
Si no me amas como yo; si, arrepentida...

LEONOR
(interrumpiéndolo)
Soy tuya, tuyos mi corazón y mi vida.
¡Ah! ¡Seguirte hasta el último 
confín de la tierra;
desafiar contigo sin miedo, 
el cruel destino de la guerra,
se me antoja gozo perenne 
de etérea voluptuosidad!
Te sigo... Vayamos,
separarnos el Destino, no, no, no podrá.

ÁLVARO
Suspiro, luz y alma 
de este corazón que te ama.
Mientras me quede un soplo de vida,
complacer tus anhelos 
será para mi 
el solo y único deseo.
Sígueme... Vayamos,
Separarnos el destino, no, no, no podrá.

LEONOR
Te sigo, Vayamos,
separarnos el destino, no, no, no podrá

ÁLVARO
Sígueme... Vayamos,
separarnos el destino, no, no, no podrá.

(Se dirigen hacia la terraza, cuando
al cabo de un rato a la izquierda
se oye un abrir y cerrar de puertas )

LEONOR
¿Qué ruidos son ésos?...

CURRA
(escuchando)
¡Alguien sube por la escalera!

ALVARO 
¡Vámonos!

LEONOR
¡Vámonos!

ÁLVARO Y LEONOR
Te sigo / Sígueme. Vayamos
separarnos el destino, no, no, no podrá.

(Se dirigen rápidamente hacia el balcón)

LEONOR
¡Demasiado tarde!

ÁLVARO
Mantengamos la calma.

CURRA
¡Virgen Santa!

LEONOR
(a Don Álvaro)
¡Escóndete allí!

(Señalando su habitación)

ÁLVARO
(Saca una pistola)
¡No! Debo defenderte.

LEONOR
¡Guarda el arma!... 
¿Contra mi padre quieres...?

ÁLVARO
No; contra mí mismo...

(Devuelve a su lugar la pistola)

LEONOR
¡Qué horror!

(Después de varios golpes, se abre con
estrépito la puerta, y entra el Marqués de 
Calatrava, furioso,  blandiendo su espada 
y seguido por dos sirvientes con luces)

MARQUÉS
¡Vil seductor!... ¡Hija infame!

LEONOR
(corriendo a sus pies)
¡No, padre mío!...

MARQUÉS
¡Ya no lo soy!

ÁLVARO
Soy yo el único culpable. 

(Ofreciéndole su pecho)

¡Heridme, vengaos!

MARQUÉS
(A don Álvaro)
No; vuestra conducta muestra 
vuestro bajo origen.

ÁLVARO
(resentido)
¡Marqués!

MARQUÉS
(A Leonor)
¡Apártate! 

(A los sirvientes)

¡Detened al villano!

ÁLVARO
(Álvaro muestra la pistola a los 
sirvientes, que dan un paso atrás.)
¡Ay del que se mueva!...

LEONOR
(corriendo hacia él)
¡Álvaro! ¡Cielos! ¿qué haces?

ÁLVARO
(al marqués)
¡Sólo a vos me rindo: heridme!

MARQUÉS
¡Morir a mis manos! 
¡Sólo la mano del verdugo
debe poner fin a una vida tan ruín!

ÁLVARO
¡Señor de Calatrava! 
Pura como los ángeles
es vuestra hija. 
Juro que sólo yo soy culpable. 
La duda que mi atrevimiento aquí despierta
se borra con la vida. Heme aquí, desarmado...

(Arroja al suelo la pistola, 
que al caer se dispara 
hiriendo mortalmente al marqués.)

MARQUÉS
¡Muero!

ÁLVARO
(desesperado)
¡Arma funesta!

LEONOR
(corriendo a los pies de su padre)
¡Auxilio!

MARQUÉS
(a Leonor)
¡Aléjate! 
¡Tu vista profana mi muerte!

LEONOR
¡Padre!

MARQUÉS
¡Te maldigo!

(Cae en los brazos de sus servidores)

LEONOR
¡Cielos, piedad!

ÁLVARO
¡Oh, destino!

(Los sirvientes se llevan al marqués a su
habitación, mientras don Álvaro arrastra 
a la terraza a la desventurada Leonor.)
ATTO SECONDO


Scena Prima

(Villaggio d'Hornachuelos. Grande cucina 
d'un osteria a pian terreno A sinistra è la 
porta d'ingresso che dà sulla via; di fronte 
una finestra ed un credenzone con piatti ecc.
A destra in fondo un gran focolare ardente 
con varie pentole; più vicino alla boccascena,
breve scaletta che mette ad una stanza, la cui
porta è praticabile. Da un lato, gran tavola
con sopra una lucerna accesa. L'oste e 
l'ostessa sono affaccendati ad ammaniare la 
cena. L'Alcade è seduto presso al foco; uno 
studente, Don Carlo di Vargas sotto mentite
spoglie, presso la tavola, Alquanti mulattieri
fra i quali Mastro Trabuco, ch'è al dinanzi 
sopra un suo basto. Due contadini, due
contadine, la serva ed un mulattiere ballano
la seguidilla. Sopra altra tavola, vino, 
bicchieri, fiaschi, una bottiglia d'acquavite.
Alcuni paesani e paesane, famigli, ecc. sono
in scena)

CONTADINE, MULATTIERI E PAESANI 
Holà, holà, holà! 
Ben giungi, o mulattier, 
La notte a riposar. 
Holà, holà, holà! 
Qui devi col bicchier 
Le forze ritemprar.
Holà, holà!
Ben giungi, o mulattier, 
La notte a riposar. 

(L'ostessa mette sulla tavola 
una grande zuppiera)

ALCADE
(sedendosi alla mensa) 
La cena è pronta...

CONTADINE, MULATTIERI E PAESANI 
(prendendo posto presso la tavola) 
A cena, a cena.

STUDENTE (CARLO)
(fra sè)
Ricero invan la suora e il seduttore. 
Perfidi!

MULATTIERI E PAESANI
(all'Alcade) 
Voi la mensa benedite.

ALCADE 
Può farlo il licenziato.

STUDENTE 
Di buon grado. 
"In nomine Patris, et Filii, 
et Spiritus Sancti."

CONTADINE, MULATTIERI E PAESANI
(sedendo) 
Amen.

(Leonora , in veste virile, presentandosi
timidamente alla porta della stanza a 
destra, che terrà socchiusa)

LEONORA
(fra sè)
Che vedo! Mio fratello!

(Si ritira. L'ostessa avrà già distribuito il
riso e siede con essi. In seguito è servito 
altro piatto. Trabuco è in disparte, sempre 
appoggiato al suo basto)

ALCADE
(assaggiando) 
Buono.

STUDENTE
(mangiando) 
Eccellente.

MULATTIERI 
Par che dica, "Mangiami".

STUDENTE
(all'ostessa) 
"Tu das epulis accumbere Divum."

ALCADE 
Non sa il Latino, ma cucina bene.

STUDENTE
Viva l'ostessa!

TUTTI 
Evviva!

STUDENTE
Non vien, Mastro Trabuco?

TRABUCO 
È venerdì.

STUDENTE
Digiuna?

TRABUCO 
Appunto.

STUDENTE
E quella personcina Con lei giunta?...

(Preziosilla entra saltellando)

PREZIOSILLA 
Viva la guerra!

TUTTI 
Preziosilla! Brava, 
brava! Qui, presso a me...

MULATTIERI E PAESANI 
Tu la ventura dirne potrai.

PREZIOSILLA 
Chi brama far fortuna?

MULATTIERI E PAESANI
Tutti il vogliamo.

PREZIOSILLA 
Correte allor soldati in Italia, 
dov'è rotta la guerra 
contro il Tedesco.

TUTTI 
Morte ai Tedeschi!

PREZIOSILLA 
Flagel d'Italia eterno, 
E de figlioli suoi.

MULATTIERI E PAESANI
Tutti v'andremo.

PREZIOSILLA 
Ed io sarò con voi.

TUTTI 
Viva!

PREZIOSILLA 
Al suon del tamburo, 
Al brio del corsiero, 
Al nugolo azzurro 
Del bronzo guerrier; 
Dei campi al sussurro 
S'esalta il pensiero! 
È bella la guerra, è bella la guerra! 
Evviva la guerra, evviva!

TUTTI 
È bella la guerra, evviva la guerra!

PREZIOSILLA 
È solo obliato 
da vile chi muore; 
al bravo soldato, 
al vero valor 
è premio serbato 
di gloria, d'onor! 
È bella la guerra! Evviva la guerra!

TUTTI 
È bella la guerra! Evviva la guerra!

PREZIOSILLA
(volgendosi all'uno e all'altro)
Se vieni, fratello, 
Sarai caporale; 
E tu colonnello, 
E tu generale; 
Il dio furfantello 
Dall'arco immortale 
Farà di cappello 
Al bravo ufficiale. 
È bella la guerra, evviva la guerra!

TUTTI 
Evviva la guerra!

STUDENTE
(presentandole la mano a Preziosilla) 
E che riserbasi allo studente?

PREZIOSILLA
(guardando la mano) 
Ah, tu miserrime vicende avrai.

STUDENTE
Che di'?

PREZIOSILLA
(fissandolo) 
Non mente il labbro mai. 

(poi, sottovoce)

Ma a te, carissimo, 
Non presto fè. 
Non sei studente, 
Non dirò niente, 
Ma, gnaffe, a me 
Non se la fa, 
Tra la la la!
È bella la guerra!
Evviva la guerra!

TUTTI 
È bella la guerra!
Evviva la guerra, 

(Un gruppo di pellegrini 
passa fuori ) 

CORO DI PELLEGRINI
(lontani) 
Padre Eterno Signor, Pietà di noi, 

TUTTI
(alzandosi e scoprendosi la testa) 
Chi sono?

ALCADE 
Son pellegrini che vanno al giubileo.

LEONORA
(ricomparendo agitatissima sulla porta.
Fra sè)
Fuggir potessi!

STUDENTE E MULATTIERI 
Che passino attendiamo.

ALCADE 
Preghiam con lor. 

TUTTI 
Preghiamo. 

PELLEGRINI
Divin Figlio Signor... Pietà di noi.

(Tutti lasciano la mensa e s'inginocchiano)

TUTTI
Su noi prostrati e supplici 
Stendi la man, Signore; 
Dall'infernal malore 
Ne salvi tua bontà. 
Signor, pietà!

LEONORA
(fra sè) 
Ah, dal fratello salvami 
Che anela il sangue mio; 
Se tu nol vuoi, gran Dio, 
Nessun mi salverà! 
Signor, pietà! 

PELLEGRINI
Santo Spirto Signor... 
Pietà di noi.
Padre Eterno... Pietà.
Uno e Trino Signor... Pietà!

(Leonora rientra nella stanza 
chiudendone la porta. Tutti 
riprendono i loro posti. 
Si passano un fiasco)

STUDENTE 
Viva la buona compagnia!

TUTTI 
Viva!

STUDENTE
(alzando il bicchiere) 
Salute qui, l'eterna gloria poi.

TUTTI
(facendo altrettanto) 
Così sia.

STUDENTE 
Già cogli angeli, Trabuco?

TRABUCO 
E che? Con quest'inferno!

STUDENTE
E quella personcina con lei giunta, 
venne pel giubileo?

TRABUCO 
Nol so.

STUDENTE
Per altro, 
è gallo oppur gallina?

TRABUCO 
De' viaggiator non bado che al danaro.

STUDENTE 
Molto prudente!

(Volgendosi all'Alcade)

Ed ella che giungere la vide, 
perchè a cena non vien?

ALCADE 
L'ignoro.

STUDENTE
Dissero chiedesse acqua ed aceto.
Ah, ah! Per rinfrescarsi.

ALCADE 
Sarà.

STUDENTE 
È ver che è gentile, e senza barba?

ALCADE 
Non so nulla.

STUDENTE
(fra sè) 
Parlar non vuol! 

(a Trabuco)

Ancora lei: 
Stava sul mulo 
Seduta o a cavalcioni?

TRABUCO
(impazientito) 
Che noia!

STUDENTE 
Onde veniva?

TRABUCO 
(Alzandosi)
So che andrò presto o tardi in Paradiso.

STUDENTE
Perchè?

TRABUCO 
Ella il Purgatorio mi fa soffrire.

STUDENTE
Or dove va?

TRABUCO 
In istalla 
a dormir colle mie mule, 
che non san di latino, 
nè sono baccellieri.
a dormir colle mie mule, 
che non san di latino, 
a dormir colle mie mule,
che non sono baccellieri

(Prende il suo basto e parte)

TUTTI 
Ah, ah! È fuggito!

STUDENTE
Poich' è imberbe l'incognito, facciam gli 
col nero due baffetti; 
doman ne rideremo.

ALCUNI 
Bravo! Bravo!

ALCADE 
Protegger debbo i viaggiator; m'oppongo. 
Meglio farebbe dirne 
d'onde venga, ove vada, e chi ella sia.

STUDENTE
Lo vuoi saper? Ecco l'istoria mia. 
Son Pereda, son ricco d'onore, 
Baccelliere mi fe' Salamanca; 
Sarò presto "in utroque" dottore, 
Che di studio ancor poco mi manca. 
Di là Vargas mi tolse da un anno, 
Ed a Siviglia con sè mi guidò. 
Non trattenne Pereda alcun danno, 
Per l'amico il suo core parlò. 
Della suora un amante straniero 
Colà il padre gli avea trucidato, 
Ed il figlio, da pro' cavaliero, 
La vendetta ne aveva giurato; 
Gl'inseguimmo di Cadice in riva, 
Nè la coppia fatal si trovò. 
Per l'amico Pereda soffriva, 
Che il suo core per esso parlò. 
Là e dovunque narrar che del pari 
La sedotta col vecchio peria, 
Che a una zuffa tra servi a sicari 
Solo il vil seduttore sfuggìa. 
Io da Vargas allor mi staccava, 
Ei seguir l'assassino giurò. 
Verso America il mare solcava, 
E Pereda ai suoi studi tornò!

TUTTI 
Truce storia Pereda narrava! 
Generoso il suo core mostrò.

ALCADE 
Sta bene.

PREZIOSILLA
(con finezza) 
Ucciso fu quel Marchese?

STUDENTE 
Ebben?...

PREZIOSILLA 
L'assassino rapia sua figlia?

STUDENTE
Sì.

PREZIOSILLA 
E voi, l'amico fido, cortese, 
Andaste a Cadice e pria a Siviglia? 
Ah, gnaffe, a me non se la fa, 
Tra la la la!

(L'Alcade si alza e guarda l'orologio)

ALCADE 
Figliuoli, è tardi; poichè abbiam cenato, 
sì rendan grazie a Dio, e partiamo.

PREZIOSILLA 
Partiam

STUDENTE
Partiam

CORO 
Partiamo.

STUDENTE 
Buona notte, 

CORO
Buona notte. 

STUDENTE 
Buona notte

PREZIOSILLA
Buona notte

TUTTI 
Holà! Holà! È l'ora di posar. 

(In fondo al teatro ripiglia la danza)

Allegri, o mulattier! Holà!

STUDENTE
Son Pereda, son ricco d'onore,
baccelliere mi fé Salamanca..

ALCADE 
Sta ben, sì, sta bene.

PREZIOSILLA 
Ah, tra la la la! 
Ma, gnaffe, a me no se la fa.

TUTTI 
Buon notte. Andiam, andiam.

(Partono)

Scena Seconda

(Vicinanze d'Hornachuelos. Una piccola 
spianata sul declivo d'una montagna. A 
destra precipizi e rupi; di fronte la
facciata della chiesa della Madonna degli
Angel. La porta della chiesa è chiusa, ma 
larga, sopra dessa una finestra semicircolare
lascerà vedere la luce interna. A sinistra 
la porta del convento, in mezzo alla quale 
una finestrella; da un lato la corda del 
campanello. Sopra vi è una piccola tettoia 
sporgente. Al di là della chiesa alti
monti col villaggio d'Hornachuelos. A mezza
scena, un po' a sinistra sopra quattro
gradini s'erge una rozza croce di pietra 
corrosa dal tempo. La scena sarà illuminata
da una luna  chiarissima. Leonora giunge,
ascendendo dalla destra, stanca, vestita da
uomo, con pastrano a larghe macchine, largo
cappello e stivali.)

LEONORA 
Sono giunta! Grazie, o Dio! 
Estremo asil questo è per me! Son giunta! 
Io tremo! La mia orrenda storia è nota 
in quell'albergo, e mio fratel narrolla! 
Se scoperta m'avesse! Cielo! Ei disse 
naviga vers' occaso. Don Alvaro! 
Nè morto cadde quella notte in cui 
io, io del sangue di mio padre intrisa, 
l'ho seguito e il perde! Ed or mi lascia, 
mi fugge! Ohimè, non reggo a tanta ambascia.

(Cade in ginocchio)

Madre, pietosa Vergine, 
Perdona al mio peccato, 
M'aita quel ingrato 
Dal core a cancellar. 
In queste solitudini 
Espierò l'errore, 
Pietà di me, Signore. 
Deh, non m'abbandonar! 

(L'organo accompagna il canto 
mattutino dei frati)

CORO DEI FRATI
(interno) 
"Venite, adoremus et procedamus ante Deum, 
Ploremus, ploremus coram Donino, coram 
Domino qui fecit nos."

LEONORA
(alzandosi)
Ah, quei sublimi cantici, 
Dell'organo i concenti, 
Che come incenso ascendono 
A Dio sui firmamenti, 
inspirano a quest'alma 
Fede, conforto e calma!
Al santo asilo accorassi. 

(S'avvia) 

E l'oserò a quest'ora?

(Arrestandosi)

Alcun potria sorprendermi! 
O misera Leonora, 
tremi? Il pio frate accoglierti 
no, non ricuserà.
Non mi lasciar, soccorrimi, 
pietà Signor, pietà! 
Deh, non m'abbandonar!

CORO DI FRATI 
(Dall'interno)
"Ploremus, ploremus coram 
Donino qui fecti nos."

(Leonora va a suonare il campanello del 
convento. Si apre la finestrella della  
porta e n'esce la luce d'una lanterna che 
riverbera sul volto di Leonora la quale 
si arretra, spaventata. Fra Melitone 
parla dall'interno)

MELITONE 
Chi siete?

LEONORA 
Chiedo il Superiore.

MELITONE 
S'apre alle cinque la chiesa, 
Se al giubileo venite.

LEONORA 
Il Superiore, per carità,

MELITONE 
Che carità a quest'ora!

LEONORA 
Mi manda il Padre Cleto.

MELITONE 
Quel santo uomo? Il motivo?

LEONORA 
Urgente.

MELITONE 
Perché mai?

LEONORA 
Un infelice...

MELITONE 
Brutta solfa... 
Però v'apro ond'entriate.

LEONORA 
Nol posso.

MELITONE 
No? Scomunicato siete? 
Che strano fia aspettare a ciel sereno. 
V'annuncio, e se non torno, 
buona notte...

(Chiude la finestrella)

LEONORA 
Ah, s'ei mi respingesse! 
Fama pietoso il dice; 
ei mi proteggerà. Vergin m'assisti.

(Entrano il Padre Guardiano e Fra Melitone)

GUARDIANO 
Chi mi cerca?

LEONORA 
Son io.

GUARDIANO 
Dite.

LEONORA 
Un segreto...

GUARDIANO 
Andate, Melitone.

MELITONE
(partendo, fra sè) 
Sempre segreti! 
E questi santi soli han da saperli! 
Noi siamo tanti cavoli.

GUARDIANO 
Fratello, mormorate?

MELITONE 
Oibò, dico ch'è pesante 
la porta e fa rumore.

GUARDIANO 
Obbedite.

MELITONE
(fra sè) 
Che tuon da Superiore!

(Rientra nel convento
e socchiude la porta)

GUARDIANO 
Or siam soli.

LEONORA 
Una donna son io.

GUARDIANO 
Una donna a quest'ora!  Gran Dio!

LEONORA 
Infelice, delusa, reietta, 
Dalla terra e del ciel maledetta, 
Che nel pianto protratavi al piede, 
Di sottrala all'inferno vi chiede.

GUARDIANO 
Come un povero frate lo può?

LEONORA 
Padre Cleto un suo foglio v'inviò?

GUARDIANO 
Ei vi manda?

LEONORA 
Sì.

GUARDIANO
(sorpreso) 
Dunque voi siete Leonora di Vargas!

LEONORA 
Fremete!

GUARDIANO 
No, venite fidente alla croce, 
Là del cielo v'ispiri la voce.

(Leonora s'inginocchia presso 
la croce, la bacia, quindi torna 
al Padre Guardiano)

LEONORA 
Più tranquilla, l'alma sento 
Dacché premo questa terra; 
De' fantasmi lo spavento 
Più non provo farmi guerra...
Più non sorge sanguinante 
Di mio padre l'ombre innante, 
Nè terribile l'ascolto 
La sua figlia maledir.

GUARDIANO 
Sempre indarno qui rivolto 
Fu di Satana l'ardir.

LEONORA 
Perciò tomba qui desio 
Fra le rupi ov'altra visse.

GUARDIANO 
Che! Sapete?

LEONORA 
Cleto il disse.

GUARDIANO 
E volete...

LEONORA 
Darmi a Dio.

GUARDIANO 
Guai per chi si lascia illudere 
Dal delirio d'un momento! 
Più fatal per voi si giovane 
Giungerebbe il pentimento. 

LEONORA 
Ah, tranquilla l'alma sento, 
dacché premo questa terra; ecc
Ah! No!.

GUARDIANO 
Guai per chi si lascia illudere.
Chi può leggere il futuro? 
Chi immutabil farvi il core?
E l'amante?

LEONORA 
Involontario M'uccise il genitor.

GUARDIANO 
E il fratello?

LEONORA 
La mia morte 
Di sua mano egli giurò.

GUARDIANO 
Meglio a voi le sante porte 
Schiuda un chiostro.

LEONORA 
Un chiostro? No! 
Se voi sacciate questa pentita 
Andrò per balze, gridando aita, 
Ricovrò ai monti, cibo alle selve. 
E fin le belve ne avran pietà. 
Ah, sì, del cielo qui udii la voce: 
"Salvati all'ombra di questa croce." 
Voi mi scacciate? 

(Corre ad abbracciare la croce)

È questo il porto. 
Chi tal conforto mi toglierà?

GUARDIANO 
A te sia gloria, o Dio clemente, 
Padre dei miseri onnipossente. 
A cui sgabello sono le sfere! 
Il tuo volere si compirà!

LEONORA
Qui del Ciel udii la voce:
Salvati all'ombra di questa Croce...
È questo il porto;
Chi tal conforto mi toglierà?

GUARDIANO
È fermo il voto?

LEONORA 
È fermo.

GUARDIANO 
V'accolga dunque Iddio.

LEONORA 
Bontà divina!

GUARDIANO 
Sol io saprò chi siate. 
Tra le rupi è uno speco; 
ivi starete. 
Presso una fonte, al settimo di, scarso 
cibo porrovvi io stesso.

LEONORA 
V'andiamo.

GUARDIANO
(verso la porta)
Melitone? 

(a Melitone che comparisce) 

Tutti i fratelli 
con ardenti ceri, 
Dov'è l'ara maggiore, 
Nel tempio si raccolgan del Signore. 

(Melitone rientra) 

Sull'alba il piede all'eremo 
Solinga volgerete; 
Ma pria dal pane angelico 
Conforto all'alma avrete. 
Le sante lane a cingere 
Ite, e sia forte il cor. 
Sul nuovo calle a reggervi 
V'assisterà il Signor. 

(Entra nel convento, e ne ritorna 
subito portando un abito da 
Francescano che presenta a Leonora.)

LEONORA 
Tua grazia, o Dio. 
Sorride alla reggetta! 
O, gaudio insolito! 
Io son ribenedetta! 
Già sento in me rinascere 
A nuova vita il cor; 
Plaudite, o cori angelici, 
Mi perdonò il Signor.
Grazie, o Signor

GUARDIANO
Le sante lane a cingere, ecc.

LEONORA
Plaudite, o cori angelici, 
Mi perdonò il Signor.

(Entrano nella stanza del portinaio. La gran
porta della chiesa si apre. Di fronte vedesi
l'altar maggiore illuminato. L'organo suona.
Dai lati del coro procedono due lunghe file 
di frati, con ceri ardenti. Più tardi il 
Padre Guardiano precede Leonora, in abito da
frate, che s'inginocchia al piè dell'altare
e riceve da lui la Comunione. Egli la conduce
poi furor della chiesa, seguito dai frati.
Leonora si prostra innanzi a lui che, 
stendendo solennemente le mani sopra il suo
capo, intona)

GUARDIANO 
Il santo nome di Dio Signore 
Sia benedetto.

MELITONE E I FRATI 
Sia benedetto.

GUARDIANO 
Un'alma a piangere viene l'errore, 
Tra queste balze chiede ricetto; 
Il santo speco noi le schiudiamo. 
V'è noto il loco?

MELITONE E I FRATI
Lo conosciamo.

GUARDIANO 
A quell'asilo, sacro, inviolato, 
Nessun si appressi.

MELITONE E I FRATI
Obbediremo.

GUARDIANO 
Il cinto umile non sia varcato 
Che nel divide.

MELITONE E I FRATI
Nol varcheremo.

GUARDIANO 
A chi il divieto Frangere osasse. 
O di quest'alma Scoprir tentasse 
Nome o mistero: Maledizione!

GUARDIANO, MELITONE E I FRATI
Maledizione! Maledizione! 
Il cielo fulmini, incenerisca, 
L'empio mortale se tanto ardisca; 
Su lui scatenassi ogni elemento, 
L'immonda cenere ne sperda il vento.

GUARDIANO
(a Leonora) 
Alzatevi e partite. Alcun vivente 
Più non vedrete. Dello speco il bronzo 
Ne avverta se periglio vi sovrasti, 
O per voi giunto sia l'estremo giorno... 
A confortarvi l'alma volerem 
Pria che a Dio faccia ritorno.

GUARDIANO, MELITONE E I FRATI
La Vergine degli Angeli 
Vi copra del suo manto, 
E voi protegga vigile 
Di Dio l'Angelo santo.

LEONORA 
La Vergine degli Angeli 
Mi copra del suo manto. 
E mi protegga vigile 
Di Dio l'Angelo santo.

(Leonora bacia la mano del Padre Guardiano,
e s'avvia all'eremo, sola. I frati spenti 
lumi, rientrano collo stesso ordine in c
hiesa. Il Guardiano si ferma sulla porta e
stendendo le braccia verso la parte ov'è 
scomparsa Leonora, la benedice) 
ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(El pueblo de Hornachuelos. La cocina grande
de una posada. A la izquierda, la puerta de 
la calle; al fondo, una ventana y un aparador
con platos, etc. A la derecha, al fondo una
chimenea encendida con varias ollas; más 
cerca del proscenio una pequeña escalera 
conduce a un dormitorio con puerta 
practicable. A un lado un mesa preparada 
para cenar con una luz encendida encima. 
El posadero y la posadera preparan la cena. 
El alcalde está sentado cerca del fuego, 
un estudiante, Don Carlos de Vargas 
disfrazado, cerca de la mesa. Algunos 
arrieros, entre ellos maese Trabuco sentado 
sobre una de sus albardas. Dos campesinos, 
dos campesinas, la sirvienta y un arriero 
bailan una seguidilla. Sobre otra mesa,  
vino, vasos, unos frascos, una botella 
de aguardiente. Algunos aldeanos, aldeanas, 
familias, etc. están en escena.)

CAMPESINOS, ARRIEROS Y ALDEANOS
¡Hola, hola, hola!
Bienvenido, oh arriero, 
por la noche a descansar.
¡Hola, hola, hola!
¡Alzad los vasos
para reponer las fuerzas!
¡Hola, hola!
¡Bienvenido, oh arriero,
por la noche a descansar!

(La posadera pone sobre la mesa
una gran sopera)

ALCALDE
(sentándose a la mesa)
La cena está lista...

CAMPESINOS, ARRIEROS Y ALDEANOS
(cogiendo sitio cerca de la mesa)
¡A cenar, a cenar!

ESTUDIANTE (CARLOS)
(para sí)
En vano busco a la hermana y al seductor...
¡Pérfidos!...

ARRIEROS Y ALDEANOS
(al alcalde)
Bendecid la mesa.

ALCALDE
Que lo haga el licenciado.

ESTUDIANTE
Con mucho gusto.
"In nomine Patris et Filli 
et Spiritus Sancti".

CAMPESINOS, ARRIEROS Y ALDEANOS
(sentándose)
Amén.

(Leonor vestida de hombre, aparece 
tímidamente en la puerta  de la habitación
de la derecha, que ella entreabre.)

LEONOR
(para sí)
¿Qué veo?... ¡Mi hermano!

(Se retira. La posadera sirve el arroz y 
también se sienta. A continuación se sirve
otro plato. Trabuco está a un lado, siempre
apoyado sobre su albarda)

ALCALDE
(saboreando)
¡Qué bueno.!

ESTUDIANTE
(comiendo)
¡Excelente!

ARRIEROS
Parece que diga: "cómeme, cómeme".

ESTUDIANTE
(a la posadera)
"Tu das epulis accumbere Divum"

ALCALDE
No sabe latín, pero guisa bien.

ESTUDIANTE
¡Viva la posadera!

TODOS
¡Viva!

ESTUDIANTE
¿No viene maese Trabuco?

TRABUCO
Es viernes.

ESTUDIANTE
¿Ayunáis?

TRABUCO
Ni más ni menos.

ESTUDIANTE
¿Y aquella personita que os acompaña?

(Entra Preciosilla bailando)

PRECIOSILLA
¡Viva la guerra!

TODOS
¡Preciosilla! ¡Bravo! 
¡Bravo! ¡Aquí, junto a mí!

ARRIEROS Y ALDEANOS
¿Podrás decirme la buenaventura?

PRECIOSILLA
¿Quién suspira por hacer fortuna?

ARRIEROS Y ALDEANOS
¡Todos lo deseamos!

PRECIOSILLA
Entonces, corred como soldados a Italia,
donde ha estallado la guerra 
contra los alemanes.

TODOS
¡Muerte a los alemanes!

PRECIOSILLA
¡Eterna plaga de Italia 
y de sus hijos!

ARRIEROS Y ALDEANOS
¡Todos iremos, todos iremos!

PRECIOSILLA
¡Y yo iré con vosotros!

TODOS
¡Viva!

PRECIOSILLA
¡Al sonido del tambor, 
al brío del corcel,
a la nube azulada 
del bronce guerrero;
el susurro del campo 
el pensamiento exalta!
¡La guerra es bella, la guerra es bella!
¡Viva la guerra, viva!

TODOS
¡La guerra es bella, viva la guerra!

PRECIOSILLA
Sólo se olvida 
al cobarde que muere.
¡Al bravo soldado, 
de verdadero valor,
se reserva el premio 
de la gloria y el honor!
¡La guerra es bella, viva la guerra!

TODOS
¡La guerra es bella, la guerra es bella!

PRECIOSILLA
(volviéndose a unos y a otros)
Si vienes, hermano, 
serás cabo,
y tú coronel, 
y tú general.
El dios granujilla 
del arco inmortal
saludará 
al bravo oficial.
¡La guerra es bella, la guerra es bella!

TODOS
¡Viva la guerra, viva!

ESTUDIANTE
(mostrándole la mano a Preciosilla)
¿Y qué reservas para el estudiante?

PRECIOSILLA
(mirándole la mano)
Experimentarás misérrimas vicisitudes.

ESTUDIANTE
¿Qué dices?

PRECIOSILLA
(fijándose)
Mis labios no mienten nunca.

(Después en voz baja)

Pero a ti, querido, 
no te creo, 
no eres estudiante.
No diré nada, 
pero, a fe que a mí,
no me la das. 
Tra, la, la, la.
¡La guerra es bella! 
¡Viva la guerra!

TODOS
¡La guerra es bella! 
¡Viva la guerra!

(Un grupo de peregrinos cruza 
lentamente el escenario)

PEREGRINOS
(a lo lejos)
¡Padre eterno, Señor, ten piedad de nosotros!

ESTUDIANTE Y HOMBRES
(levantándose y descubriéndose)
¿Quiénes son?

ALCALDE
Son peregrinos que van al jubileo.

LEONOR
(reaparece en la misma puerta muy agitada.
Para sí)
¡Si pudiera huir!

ESTUDIANTE Y ARRIEROS
¡Que pasen!

ALCALDE
Recemos con ellos.

TODOS
Recemos.

PEREGRINOS
¡Señor, Hijo de Dios, ten piedad de nosotros!

(Todos se levantan de la mesa y se arrodillan)

TODOS
¡Sobre nosotros, postrados y suplicantes
extiende tu mano, Señor!
¡De los males del infierno, 
sálvenos tu bondad, sálvenos tu bondad...
¡Señor, ten piedad!

LEONOR
(Para sí)
¡Ay, sálvame de mi hermano,
que anhela mi sangre!
Si tu rehusas, Dios mío,
¡nadie me salvará!
¡Señor, ten piedad!

PEREGRINOS
¡Espíritu Santo, Señor... 
ten piedad de nosotros!
¡Padre eterno, piedad!
¡Uno y Trino, Señor, piedad!

(Leonor entra en su cuarto
y cierra la puerta. Todos 
vuelven a su sitio. 
Corre el vino.)

ESTUDIANTE
¡Viva la buena compañía!

TODOS
¡Viva!

ESTUDIANTE
(levantando el vaso)
¡Salud ahora, después eterna gloria!

TODOS
(haciendo otro tanto)
¡Que así sea!

ESTUDIANTE
¿Ya con los ángeles, Trabuco?

TRABUCO
Eso es decir demasiado ¡Con este infierno!

ESTUDIANTE
Y la persona que os acompaña, 
¿va al jubileo?

TRABUCO
No lo sé.

ESTUDIANTE
Aparte de eso, 
¿es gallo o gallina?

TRABUCO
Del viajero sólo me interesa su dinero.

ESTUDIANTE
¡Muy prudente!

(Volviéndose al alcalde)

Y esa persona a la que he visto llegar...
¿por qué no viene a cenar?

ALCALDE
Lo ignoro.

ESTUDIANTE
Dicen que pidió agua y vinagre.
¡Ja, ja! Para refrescarse.

ALCALDE
¡Supongo!

ESTUDIANTE
¿Es cierto que es gentil y sin barba?

ALCALDE
No sé nada, no sé nada.

ESTUDIANTE
(Para sí)
No quiere hablar. 

(a Trabuco)

Insisto: 
¿montaba el mulo
de lado o a horcajadas?

TRABUCO
(Impacientándose)
¡Qué fastidio!

ESTUDIANTE
¿De dónde venía?

TRABUCO
(levantándose)
¡Sé que tarde o temprano iré al paraíso!

ESTUDIANTE
¿Por qué?

TRABUCO
Porque vos me hacéis sufrir el purgatorio.

ESTUDIANTE
Y ahora, ¿a dónde vais?

TRABUCO
Al establo, 
a dormir con mis mulos
que no saben latín 
ni son bachilleres.
A dormir con mis mulos
que no saben latín
¡A dormir con mis mulos
que no son bachilleres!

(Toma su albarda y sale)

TODOS
¡Ja, ja! Se ha escapado.

ESTUDIANTE
Puesto que el desconocido es imberbe,
pintémosle bigotitos negros, 
mañana reiremos.

ALGUNOS
¡Bravo, bravo!

ALCALDE
Debo proteger al viajero; me opongo.
Mejor haríais diciéndonos
de dónde venís, a dónde vais y quién sois.

ESTUDIANTE
¿Queréis saberlo? Ésta es mi historia.
Soy Pereda, cargado de honores,
me hice bachiller en Salamanca,
pronto seré doctor en ambos derechos
pues pocos estudios me faltan.
Me fue a buscar Vargas hace un año
y a Sevilla consigo me llevó.
Pereda no consiente que se haga mal alguno
su corazón habló en favor de su amigo.
El amante extranjero de su hermana
a su padre mató con crueldad,
y el hijo, caballero de pro, 
juró venganza.
Les seguimos hasta las playas de Cádiz
pero no encontramos a la fatídica pareja.
Por el amigo, Pereda sufría,
y por eso habló su corazón.
Por doquier se decía que de la pareja
la seducida había muerto con el anciano,
que en una reyerta entre criados y sicarios
sólo escapó el vil seductor. 
Me separé de Vargas, 
él juró seguir al asesino. 
Hacia América el mar surca 
y Pereda a los estudios vuelve.

TODOS
¡Atroz historia ha narrado Pereda!
Pero su gran corazón se mostró generoso

ALCALDE
Bien está.

PRECIOSILLA
(Con finura)
¿El marqués fue asesinado?

ESTUDIANTE
¿Y qué?

PRECIOSILLA
¿El asesino raptó a su hija?

ESTUDIANTE
Sí.

PRECIOSILLA
¿Y vos, el amigo fiel, cortés, 
fuisteis a Cádiz y antes a Sevilla? 
¡Ah! Pero a fe que a mí no me la das. 
¡Tra, la, la, la!

(El alcalde se levanta y mira el reloj)

ALCALDE
Hijos míos, es tarde; y como ya hemos cenado,
demos gracias a Dios y marchémonos.

PRECIOSILLA 
Vayámonos

ESTUDIANTE
Vayámonos

CORO
Vayámonos

ESTUDIANTE
Buenas noches.

CORO
Buenas noches.

ESTUDIANTE
Buenas noches.

PRECIOSILLA
Buenas noches.

TODOS
¡Hola! ¡Hola! Es hora de descansar. 

(La danza vuelve a empezar)

¡Alegraos, arrieros! ¡Hola!

ESTUDIANTE
Soy Pereda, cargado de honores.
Me hice bachiller en Salamanca.

ALCALDE
Está bien, sí, está bien.

PRECIOSILLA
Ah, tra, la, la, la.
Pero a fe que a mí... no me podéis engañar

TODOS
Buenas noches. Marchémonos, marchémonos.

(Salen)

Escena Segunda

(Cercanías de Hornachuelos. Un claro al pie 
de una montaña. A la derecha, unos peñascos 
y un precipicio. En el centro, al fondo, 
la fachada de la iglesia de la Virgen de 
los Ángeles. La puerta está cerrada, pero 
se ven luces internas a través del ventanal.
A la izquierda la puerta del convento, con
una ventanita en el centro; a un lado la 
cuerda de una campana, encima hay un pequeño
cobertizo. Al fondo, las montañas y el pueblo
de Hornachuelos. En medio de la escena, un 
poco a la izquierda se encuentra una cruz 
de piedra que el tiempo ha corroído en lo 
alto de cuatro escalones. La escena estará 
iluminada por una luna clarísima. Leonor 
llega por la derecha, cansada y polvorienta,
con ropas de hombre, con un abrigo de 
amplias mangas, amplio sombrero y botas de 
montar)

LEONOR
¡He llegado! ¡Gracias, Dios mío!
Es mi último asilo... ¡He llegado! 
¡Tiemblo! Mi horrible historia ya es conocida.
¡En la posada, mi hermano la contó!
¡Si me descubre!... ¡Cielos!
¡Dijo que Don Álvaro navega hacia el oeste!
¡No cayó muerto aquella noche en que yo,
empapada de la sangre de mi padre,
le seguí y le perdí! Ahora me abandona,
¡Huye de mí! ¡No soporto tanta angustia!

(cae de rodillas)

Madre, Madre, Virgen piadosa, 
perdona mi pecado,
ayúdame a arrojar 
del corazón al ingrato.
En estas soledades 
expiaré mi error...
Apiadaos de mí, piedad, Señor. 
No me abandones.

(Se oye un órgano acompañando 
el canto de los monjes)

CORO DE MONJES
(desde dentro)
"Venite, adoremus et procedamus ante Deum, 
Ploremus, ploremus coram Donino, coram 
Domino qui fecit nos."

LEONOR
(levantándose)
Ah, qué sublime canto...
del órgano y las voces,
que como incienso se elevan...
al firmamento de Dios...
Inspira a esta alma...
fe, esperanza y calma!
Acudamos al santo asilo...

(Se encamina)

¿Me atreveré a estas horas?

(Deteniéndose)

¡Alguien podría sorprenderme!
Oh, desgraciada Leonor,
¿tiemblas? El piadoso fraile te acogerá.
No, no te rechazará..
¡No me abandones, socórreme
piedad, Señor, piedad, 
no me abandones!...

CORO DE MONJES
(desde dentro)
"Ploremus, ploremus coram 
Donino qui fecti nos."

(Leonor toca la campanilla del convento.
Se abre la ventanilla de la puerta 
y sale la luz de una linterna que 
ilumina la cara de Leonor, que
se detiene sobresaltada. Fray Melitón 
habla desde dentro)

MELITÓN
¿Quién sois?

LEONOR
Desearía ver al padre prior.

MELITÓN
La iglesia se abre a las cinco, 
si venís al jubileo.

LEONOR
El padre prior, por caridad.

MELITÓN
¿Qué caridad a estas horas?

LEONOR
Me manda el padre Cleto.

MELITÓN
¿Aquel hombre santo? ¿Con qué motivo?

LEONOR
Urgente.

MELITÓN
¿Qué pasa, pues?

LEONOR
Un infeliz...

MELITÓN
Feo asunto, 
pero os abriré para que entréis.

LEONOR
No puedo.

MELITÓN
¿No? ¿Estáis excomulgado?
Qué extraño resulta esperar a cielo raso. 
Os anuncio... y, si no regreso, 
buenas noches...

(Cierra la ventanilla)

LEONOR
Pero. ¿y si me rechaza? 
Fama tiene de piadoso.
Él me protegerá... 'Virgen mía, ayúdame!

(Entran el padre guardián y fray Melitón)

GUARDIÁN
¿Quién me busca?

LEONOR
Soy yo.

GUARDIÁN
Decid.

LEONOR
Un secreto...

GUARDIÁN
Marchaos, Melitón,

MELITÓN
(saliendo, para sí)
¡Siempre secretos!
¡Y sólo estos santos pueden saberlos!
¡Nosotros somos unos zotes!

GUARDIÁN
¿Qué murmuráis, hermano?

MELITÓN
Vaya, digo que esta puerta
pesa mucho y hace ruido.

GUARDIÁN
Obedeced

MELITÓN
(Para sí)
¡Qué aires de superioridad!

(Regresa al interior del monasterio, 
cerrando la puerta tras sí )

GUARDIÁN
Ya estamos solos.

LEONOR
Soy una mujer.

GUARDIÁN
¡Una mujer a estas horas! ¡Dios mío!

LEONOR
Infeliz, decepcionada, rechazada,
maldecida por el cielo y la tierra, 
que llorando a vuestros pies se postra 
suplicando la salvéis del infierno.

GUARDIÁN
¿Cómo puede hacerlo un pobre fraile?

LEONOR
¿No os ha mandado una nota el padre Cleto?

GUARDIÁN
¿Él os envía?

LEONOR
Sí.

GUARDIÁN
(sorprendido)
¡Así que vos sois Leonor de Vargas!

LEONOR
¡Estáis furioso!

GUARDIÁN
No... con fe habéis venido a la cruz,
que las voces del cielo os inspiren.

(Leonor se arrodilla cerca de la
cruz, la besa, después retorna más 
serena hacia el Padre Guardián)

LEONOR
Tranquila está mi alma
desde que piso este suelo;
el miedo a los fantasmas 
ya no me asalta,
no surge sanguinolenta ante mí
la sombra de mi padre;
ni le escucho, terrible, 
maldecir a su hija.

GUARDIÁN
Siempre fue en vano la osadía
de Satanás de dirigirse aquí.

LEONOR
Deseo una tumba entre las peñas 
en que otros vivieron.

GUARDIÁN
¡Cómo! ¿Lo sabéis?

LEONOR
Cleto me lo contó.

GUARDIÁN
¿Y qué queréis?

LEONOR
Entregarme a Dios.

GUARDIÁN
¡Ay de quien se engaña 
por el delirio de un instante!
Más fatal para vos, tan joven, 
os llega el arrepentimiento.

LEONOR
¡Ah, está en paz mi alma 
desde que piso este suelo!, etc.
¡Ah! ¡no!

GUARDIÁN
¡Ay de quien se deja engañar!
¿Quién puede leer el futuro?
¿Quién controla su corazón? 
¿Y vuestro amante?

LEONOR
Mató a mi padre involuntariamente.

GUARDIÁN
¿Y vuestro hermano?

LEONOR
Juró matarme 
con su propia mano.

GUARDIÁN
Es mejor que os abran las santas puertas 
de un claustro.

LEONOR
¿Un convento? ¡No!
Si despedís a esta mujer arrepentida
me iré por estas rocas pidiendo auxilio,
asilo a los montes, comida a los bosques,
y hasta las fieras sentirán compasión.
Ah, sí, he escuchado la voz del cielo:
"Te salvarás a la sombra de esta cruz."
¿Vos me despedís? 

(Corre a abrazar la cruz)

Éste es mi refugio:
¿quién me arrancará este consuelo?

GUARDIÁN
¡Gloria a ti, Dios clemente, 
omnipotente padre de los miserables 
centro del mundo!
¡Tu voluntad se cumplirá!

LEONOR
He escuchado la voz del cielo:
"Te salvarás a la sombra de esta Cruz."
Éste es mi refugio; 
¿quién me quitará este consuelo?

GUARDIÁN
¿Es firme el deseo?

LEONOR
Es firme.

GUARDIÁN
Qué Dios te acoja, pues...

LEONOR
¡Bondad divina!

GUARDIÁN
Sólo yo sabré quién sois.
Entre las peñas hay una cueva; 
allí os quedaréis.
Junto a una fuente, cada siete días
os proveeré yo mismo de sobrio sustento.

LEONOR
¡Vayamos!

GUARDIÁN
(hacia la puerta)
¡Melitón! 

(A Melitón, que aparece)

Que los hermanos se reúnan 
con cirios encendidos
junto al altar mayor
del templo del Señor...

(Melitón vuelve a entrar)

Al alba, a pie y en solitario, 
a vuestro retiro iréis
pero antes vuestra alma recibirá
el consuelo del pan angélico.
Id a ceñiros el santo hábito
y mantened fuerte el corazón.
El Señor os ayudará 
a seguir vuestro camino.

(Él entra en el convento y vuelve 
a salir llevando un hábito de 
franciscano y se lo da a Leonor)

LEONOR
¡Tu gracia, oh Dios, 
sonríe a la rechazada!
¡Oh, gozo insólito! 
¡Soy bendecida de nuevo!
Siento en mi corazón 
renacer nueva vida...
Alegraos, coros angélicos, 
el Señor me perdona.
¡Gracias, oh, Señor!

GUARDIÁN
Id a ceñiros el santo hábito, etc.
el Señor me perdona..

LEONOR
Alegraos, coros angélicos,

(Entran por la portería. La gran puerta
de la iglesia se abre. Al frente se ve el
altar mayor iluminado. Suena el órgano. Desde
los dos lados del coro avanzan dos filas
de monjes, con cirios encendidos. Después
entran el padre guardián y Leonor, con hábito
de monje y se arrodilla al pie del altar y
recibe la comunión. Después él la guía fuera
de la iglesia y son seguidos por los monjes.
Leonor se arrodilla ante el padre guardián
quien extiende solemnemente las manos sobre 
su cabeza, entona:)

GUARDIÁN
Bendito sea el nombre 
de Dios nuestro Señor.

MELITÓN Y MONJES
Bendito sea.

GUARDIÁN
Un alma viene a llorar sus errores,
y entre estas peñas suplica asilo.
La santa cueva le ofrecemos, 
¿conocéis el lugar?

MELITÓN Y MONJES
Lo conocemos.

GUARDIÁN
Que nadie se acerque a ese asilo 
sagrado e inviolable.

MELITÓN Y MONJES
Obedeceremos.

GUARDIÁN
No pasemos el humilde umbral 
que de él nos separa.

MELITÓN Y MONJES
No lo pasaremos.

GUARDIÁN
¡Maldito quien desobedezca
o intente descubrir
el nombre o el misterio de esta alma!

GUARDIÁN, MELITÓN Y MONJES
¡Maldito, maldito!
Que el cielo fulmine, convierta en ceniza,
al impío mortal que tanto ose.
Que sobre él se desencadenen los elementos,
y que sus inmundas cenizas esparza el viento.

GUARDIÁN
(a Leonor)
Alzaos y marchad. No volveréis 
a ver a un ser vivo. La campana nos avisará 
si os amenaza algún peligro
o si se acerca vuestra última hora...
Entonces iremos a confortar vuestra alma
antes de que a Dios regrese.

GUARDIÁN, MELITÓN Y MONJES
Que la Virgen de los Ángeles 
os cubra con su manto
y os proteja el 
Ángel custodio.

LEONOR
Que la Virgen de los Ángeles 
me cubra con su manto
y me proteja el 
Ángel custodio.

(Leonor besa la mano del padre guardián, se
levanta y sola, sale hacia su retiro. Los 
monjes apagan las luces y vuelven a entrar 
en la iglesia. El padre guardián se apoya 
en la puerta y extiende la mano hacia el 
lado por donde se va Leonor y la bendice)

ATTO TERZO


Scena Prima

(In Italia presso Velletri. Bosco. 
Notte scurissima. Don Alvaro, in uniforme 
di capitano spagnuolo dei Granatieri del Re,
si avanza lentamente dal fondo. 
Si sentono voci interne)

CORO 
(Dall'interno)
Attenti al gioco, attenti...

PRIMA VOCE 
Un asso a destra.

SECONDA VOCE 
Ho vinto.

CORO
Attenti al gioco...

PRIMA VOCE 
Un tre alla destra.

SECONDA VOCE 
Cinque a manca.

PRIMA VOCE 
Perdo.

CORO
Attenti, attenti

(Don Alvaro si avanza lentamente)

ALVARO 
La vita è inferno all'infelice. 
Invano morte desio! 
Siviglia! 
Leonora! 
Oh, rimembranza! Oh, notte 
Ch'ogni ben mi rapisti! 
Sarò infelice eternamente, è scritto. 
Della natal sua terra il padre volle 
Spezzar l'estranio giogo, 
E coll'unirsi 
All'ultima dell'Incas la corona 
Cingere confidò. 
Fu vana impresa. 
In un carcere nacqui; 
M'educava il deserto; 
Sol vivo perché ignota 
È mia regale stirpe! 
I miei parenti 
Sognaro un trono, e li destò la scure! 
Oh, quando fine avran 
Le mie sventure? 
O tu che seno agli angeli 
Eternamente pura, 
Salisti bella, incolume 
Dalla mortal iattura, 
Non iscordar di volgere 
Lo sguardo a me tapino, 
Che senza nome ed esule, 
In odio del destino, 
Chiedo anelando, 
Ahi misero, 
La morte d'incontrar. 
Leonora mia, soccorrimi, 
Pietà del mio penar! 
Pietà di me!

CARLO
(dall'interno) 
Al tradimento!...

VOCI 
(dall'interno)
Muoia!...

ALVARO 
Quali grida!

CARLO 
Aita!...

ALVARO 
Si soccorra.

VOCI 
Muoia! Muoia!

(Don Álvaro accorre al luogo onde si udivano 
le grida; si sente un picchiare di spade, 
alcuni ufficiali attraversando la scena 
fuggendo in disordine. Don Alvaro 
ritorna con Don Carlo)

ALVARO 
Fuggir! Ferito siete?

CARLO 
No, vi debbo la vita.

ALVARO 
Chi erano?

CARLO 
Assassini.

ALVARO 
Presso al campo così?

CARLO 
Franco dirò: 
fu alterco al gioco.

ALVARO 
Comprendo, colà, a destra.

CARLO 
Sì.

ALVARO 
Ma come, si nobile d'aspetto, a quella bisca 
scendeste?

CARLO 
Nuovo sono. 
Con ordini del general sol ieri 
giunsi; senza voi morto sarei. 
Or dite a chi debbo la vita?

ALVARO 
Al caso...

CARLO 
Pria il mio nome dirò. 

(Fra sè)

Non sappia il vero. 

(A Don Alvaro)

Don Felice de Bornos, aiutante del duce.

ALVARO 
Io, Capitan dei Granatieri, 
Don Federico Herreros.

CARLO 
La gloria dell'esercito!

ALVARO 
Signore...

CARLO 
Io l'amistà ne ambia; 
la chiedo e spero.

ALVARO 
Io pure della vostra sarò fiero.

(Si danno la destra)

ALVARO E CARLO 
Amici in vita e in morte 
Il mondo ne vedrà. 
Uniti in vita e in morte 
Entrambi troverà.

VOCI INTERNO
(Si odono voci interne e squilli di trombe)
Andiamo, all'armi!

CARLO 
Con voi scendere al campo d'onor, 
emularne l'esempio potrò.

ALVARO 
Testimone del vostro valor 
Ammirarne le prove saprò.

CORO 
All'armi!

ALVARO E CARLO
All'armi!

(Escono correndo)

Scena Seconda

(È il mattino. Salotto nell'abitazione d'un
ufficiale dell'esercito spagnuolo in Italia 
non lungi da Velletri. Nel fondo son vi due
porte quella a sinistra mette ad una stanza 
da letto, l'altra è la comune. Si sente il 
rumore, della vicina battaglia. Un chirurgo 
militare ed alcuni soldati entrano e corrono 
alla finestra)

ALCUNE ORDINANZE 
Arde la mischia.

CHIRURGO
(guardando col cannocchiale) 
Prodi i granatieri!

ALCUNE ORDINANZE
Li guida Herreros.

CHIRURGO 
(guardando col cannocchiale)
Ciel!... Ferito ei cadde!... 
Piegano i suoi!...
L'aiutante li raccozza, 
Alla carica li guida!... 
Già fuggono i nemici. 
I nostri han vinto!

VOCI
(di fuori) 
A Spagna gloria!

ALTRE VOCI 
Viva l'Italia!

TUTTI 
Vittoria!

CHIRURGO 
Portan qui ferito il Capitano.

(Don Alvaro, ferito e svenuto, è portato in
una lettiga da quattro granatieri. Da un lato
è il chirurgico, dall'altro Don Carlo coperto
i polvere ed assai afflitto. Un soldato 
depone una valigia sopra un tavolino. La 
lettiga è collocata quasi nel mezzo della 
scena)

CARLO 
Piano... qui posi... 
Approntisi il mio letto.

CHIRURGO 
Silenzio.

CARLO 
V'ha periglio?

CHIRURGO 
La piaga che ha nel petto mi spaventa.

CARLO 
Deh, il salvate.

ALVARO
(rinvenendo) 
Ove son?

CARLO 
Presso l'amico.

ALVARO 
Lasciatemi morire.

CARLO 
Vi salveran le nostre cure. 
Premio L'Ordine vi sarà di Calatrava.

ALVARO 
Di Calatrava! Mai! Mai!

CARLO
(fra sè) 
Che! 
Inorridi di Calatrava al nome!

ALVARO 
Amico...

CHIRURGO 
Se parlate...

ALVARO 
Un detto sol...

CARLO
(al chirurgo) 
Ven prego ne lasciate.

(Il chirurgo si ritira. Don Alvaro 
accenna a Don Carlo di appressarsegli)

ALVARO 
Solenne in quest'ora Giurami dovete 
Far pago un mio voto.

CARLO 
(Commosso)
Lo giuro.

ALVARO 
Sul core cercate...

CARLO 
(Eseguisce e trova una chiave)
Una chiave.

ALVARO 
(indicando la valigia)
Con essa trarrete 
Un piego celato! L'affido all'onore, 
Colà v'ha un mistero, che meco morrà. 
S'abbruci me spento.

CARLO 
Lo giuro, sarà. 

ALVARO
Or muoio tranquillo; 
Vi stringo al cor mio.

CARLO 
(Lo abbraccia con grande emozione)
Amico, fidate nel cielo!. Addio

ALVARO 
Addio.

(Il chirurgo ed i soldati trasportano 
il ferito nella stanza da letto)

CARLO 
Morir! Tremenda cosa! 
Sì intrepido, sì prode, 
ei pur morrà! Uom singolar costui! 
Tremò di Calatrava 
al nome. A lui palese n'è 
forse il disonor? Cielo! 
Qual lampo! 
S'ei fosse il seduttore? 
Desso in mia mano, e vive! 
Se m'ingannassi? 
Questa chiave il dica. 

(Apre convulso la valigia, 
e ne trae un plico suggellato) 

Ecco i fogli! 

(Fa per aprire il plico)

Che tento! 

(S'arresta)

E la fè che giurai? E questa vita 
che debbo al suo valor? 
Anch'io lo salvo! 
S'ei fosse quell'Indo maledetto 
che macchiò il sangue mio?... 

(Risoluto)

Il suggello sì franga. 

(Sta per eseguire)

Niun qui mi vede. 

(S'arresta)

No? Ben mi vegg'io!

(Getta il plico e se allontana 
con raccapriccio)

Urna fatale del mio destino, 
Va, t'allontana, mi tenti in vano; 
L'onor a tergere qui venni, e insano 
D'un onta nuova nol macchierò. 
Un giuro è sacro 
per l'uom d'onore; 
Que' fogli serbino il lor mistero. 
Disperso vada il mal pensiero 
Che all'atto indegno mi concitò. 
E s'altra prova rinvenir potessi? 
Vediam. 

(Torna a frugare nella valigia 
e vi trova astuccio) 

Qui v'ha un ritratto... 

(Lo esamina)

Suggel non v'è... nulla ei ne disse...
Nulla promisi... s'apra dunque... 

(Con esaltazione)

Ciel! Leonora! 
Don Alvaro è il ferito! 
Ora egli viva... e di mia man poi muoia! 

(Il chirurgo si presenta sulla 
porta della stanza)

CHIRURGO 
Lieta novella, è salvo!

(Rientra)

CARLO 
È salvo! Oh gioia! 
Egli è salvo! Gioia immensa 
Che m'inondi il cor ti sento! 
Potrò alfine il tradimento 
Sull'infame vendicar. 
Leonora, ove t'ascondi? 
Di': seguisti tra le squadre 
Chi del sangue di tuo padre 
Ti fe' il volto rosseggiar? 
Ah, felice appien sarei 
Se potessi il brando mio 
Ambedue d'averno al dio 
D'un sol colpo consacrar!

(Parte precipitosamente dalla destra)

Scena Terza

(Accampamento militare presso Velletri. 
Sul davanti a sinistra è una bottega 
da rigattiere; a destra un'altra ove 
si vendono cibi, bevande e frutta. 
All'ingiro sono tende militari, baracche 
di rivenduglioli, ecc. È notte; la scena 
è deserta. Una pattuglia entra 
cautamente in scena, esplorando il campo)

CORO 
Compagni, sostiamo, 
Il campo esploriamo; 
Non s'ode rumor, 
Non brilla un chiarore; 
In sonno profondo 
Sepolto ognun sta. 
Compagni, inoltriamo, 
Il campo esploriamo, 
Fra poco la sveglia 
Suonare s'udrà.

(Girando intorno la scena)

Il campo esploriamo; ecc.
Compagni, inoltriamo,
fra poco la sveglia
suonare s'udrà;
non s'ode rumor.
Andiam, andiam,
compagni, andiam.

(Allontanandosi. Spunta l'alba lentamente. 
Entra Don Alvaro penoso)

ALVARO 
Nè gustare m'è dato 
Un'ora di quiete. 
Affranta è l'alma dalla lotta crudel. 
Pace ed oblio indarno io chieggo al cielo.

(Don Carlo entra)

CARLO 
Capitano...

ALVARO 
Chi mi chiama? 

(Avvicinandosi e riconoscendo Carlo, gli dice
con affetto) 

Voi, che si larghe cure mi prodigaste.

CARLO 
La ferita vostra 
Sanata è appieno?

ALVARO 
Sì.

CARLO 
Forte?

ALVARO 
Quale prima.

CARLO 
Sosterreste un duol?

ALVARO 
Con chi?

CARLO 
Nemici non avete?

ALVARO 
Tutti ne abbiam... ma a stento comprendo...

CARLO 
No? Messaggio non v'inviava 
Don Alvaro, l'Indiano?

ALVARO 
Oh tradimento! 
Sleale! Il segreto fu dunque violato?

CARLO 
Fu illeso quel piego, 
L'effigie ha parlato. 
Don Carlo di Vargas, tremate io sono.

ALVARO 
D'ardite minacce Non m'agito al suono.

CARLO 
Usciamo all'istante. Un deve morire.

ALVARO 
La morte disprezzo, ma duolmi inveire 
Contr'uom che per primo amistade m'offria.

CARLO 
No, no, profanato tal nome non sia.

ALVARO 
Non io, fu il destino, 
Che il padre v'ha ucciso. 
Non io che sedussi 
Quell'angiol d'amore. 
Ne guardano entrambi, e dal paradiso 
Ch'io sono innocente vi dicono al core.

CARLO 
Adunque colei?

ALVARO 
La notte fatale 
Io caddi per doppia ferita mortale; 
Guaritone, un anno In traccia ne andai, 
Ahimè, ch'era spenta Leonora trovai.

CARLO 
Menzogna, menzogna! 
La suora ospitavala antica parente. 
Vi giunsi, ma tardi...

ALVARO 
Ed ella?

CARLO 
Fuggente.

ALVARO
(trasalendo) 
E vive! Ella vive, gran Dio!

CARLO 
Sì, vive.

ALVARO 
Don Carlo, amico, il fremito 
Ch'ogni mia fibra scuote, 
Vi dica che quest'anima 
Infame esser non puote. 
Vive! Gran Dio, quel angelo...

CARLO 
Ma in breve morirà. 
Ella vive, ma in breve morirà.

ALVARO 
No, d'un imene il vincolo 
Stringa fra noi la speme; 
E s'ella vive, insieme 
Cerchiamo ove fuggi. 

CARLO
Stolto!

ALVARO
Giuro che illustre origine 
eguale a voi mi rende, 
E che il mio stemma splende 
Come rifulge il di.
Ah! E s'ella vive, insieme
cerchiamo ove fuggi.

CARLO 
Stolto! Fra noi dischiudessi 
Insanguinato avello. 
Come chiamar fratello 
Chi tanto a me rapì? 
D'eccelsa o vile origine. 
È d'uopo ch'io vi spegna, 
E dopo voi l'indegna 
Che il sangue suo tradì.

ALVARO 
Che dite?

CARLO 
Ella morrà.

ALVARO 
Tacete!

CARLO 
Il giuro a Dio: morrà l'infame.

ALVARO 
Voi pria cadrete nel fatal certame.

CARLO 
Morte! ov'io non cada esanime 
Leonora giungerò 
Tinto ancor del vostro sangue 
Questo acciar le immergerò.

ALVARO 
Morte! Sì! Col brando mio 
Un sicario ucciderò; 
Il pensier volgete a Dio. 
L'ora vostra alfin suonò.

CARLO
Tinto ancor del vostro sangue
quest'acciar le immergerò.
Andiam, a morte andiam... morte!

ALVARO
Morte! morte! morte!
Ora il pensier volgete a Dio;
l'ora vostra alfin suonò,
Andiam, a morte andiam... morte!

(Sguainano le spade e si battono 
furiosamente. Accorre la pattuglia 
del campo a separarli)

SOLDATI 
Fermi! Arrestate!

CARLO
(furente) 
No la sua vita o la mia  tosto.

SOLDATI 
Lunge di qua si tragga. 

ALVARO
(fra sè) 
Forse del ciel l'aita a me soccorre.

CARLO 
Colui morrà!

SOLDATI
(a Carlo che cerca svincolarsi) 
Vieni!

CARLO
(a Don Alvaro)
Carnefice del padre mio!

(Don Carlo viene trascinato altrove
dalla pattuglia)

ALVARO 
Or che mi resta? Pietoso Iddio, 
Tu ispira, illumina il mio pensier. 

(Gettando la spada)

Al chiostro, all'eremo, ai santi altari 
L'oblio, la pace chiegga il guerrier.

(Esce. Si allontanano poco a poco. 
Spunta il sole; il rullo dei tamburi 
e lo squillo delle trombe danno il 
segnale della sveglia. Soldati 
spagnuoli ed italiani di tutte le armi 
sortono dalle tende ripulendo schioppi, 
spade, uniformi, ecc. Vivandiere che 
vendono liquori, frutta, pane, ecc. 
Preziosilla, dall'alto d'una bracca, predice 
la buona ventura)

VIVANDIERE E SOLDATI 
Lorchè pifferi e tamburi 
Par che assordino la terra, 
Siam felici, ch'è la guerra 
Gioia e vita al militar. 

ALTRI SOLDATI
Vita gaia, avventurosa,
Cui non cal doman nè ieri, 
Ch'ama tutti i suoi pensieri 
Sol nell'oggi concentrar.

VIVANDIERE E SOLDATI
Lorché pifferi e tamburi, ecc.

PREZIOSILLA
(alle donne) 
Venite all'indovina, 
Ch'è giunta di lontano, 
E puote a voi l'arcano 
Futuro decifrar. 

(ai soldati)

Correte a lei d'intorno, 
La mano le porgete, 
Le amanti apprenderete 
Se fide vi restar.
Ah!

VIVANDIERE 
Andate all'indovina, 
La mano le porgete, 
Le belle udir possiamo
Se fide a voi restar.

SOLDATI
Andiamo all'indovina, 
La mano le porgiamo, 
Le belle udir possiamo
Se fide a voi restar.

PREZIOSILLA 
Chi vuole il paradiso 
s'accenda di valore, 
e il barbaro invasore 
s'accinga a debellar. 
Avanti, avanti, avanti, 
predirvi sentirete 
qual premio coglierete 
dal vostro battagliar, 
ah!

VIVANDIERE 
Avanti, avanti, avanti, 
predirivi sentirete 
qual premio coglierete 
dal vostro battagliar.

SOLDATI 
Avanti, avanti, avanti, 
predirci sentiremo 
qual premio coglieremo 
dal nostro battagliar.

PREZIOSILLA
Avanti!

CORO
(circondandola)
Avanti, avanti, avanti.

SOLDATI 
Qua, vivandiere, un sorso.

(Le vivandiere versano loro)

UN SOLDATO 
Alla salute nostra!

TUTTI
(bevendo) 
Viva!

UN SOLDATO 
A Spagna ed all'Italia unite!

CORO 
Evviva!

PREZIOSILLA 
Al nostro eroe Don Federico Herreros!
Viva!

TUTTI 
Viva! Viva!

UN ALTRO SOLDATO 
Ed al suo degno amico 
Don Felice de Bornos.

TUTTI
(bevendo)
Viva, viva!

( L'attenzione è attirata da Mastro 
Trabuco, rivendugliolo, che, dalla 
bottega a sinistra, viene con una 
cassetta portante vari oggetti 
di meschino valore)

TRABUCO 
A buon mercato chi vuol comprare? 
Forbici, spille, sapon perfetto! 

(Lo attorniano)

Io vendo e compro qualunque oggetto, 
Concludo a pronti qualunque affar.

UN SOLDATO 
Ho qui un monile; quanto mi dai?

(Lo mostra)

ALTRO SOLDATO 
V'è una collana. Se vuoi la vendo.

(La mostra)

ALTRO SOLDATO 
Questi orecchini, li pagherai?

(Li mostra)

TUTTI
(mostrando orologi, anelli, ecc.) 
Vogliamo vendere...

TRABUCO 
Ma quanto vedo 
Tutto è rubacchia, brutta rubacchia!

TUTTI 
Tale, o furfante, è la tua faccia.

TRABUCO 
Pure aggiustiamoci, per ogni pezzo 
Do trenta soldi.

SOLDATI 
(Tumultuando)
Da ladro è il prezzo.

TRABUCO 
Ih! Quanta furia! C'intenderemo. 
Qualch'altro soldo v'aggiungeremo. 
Date qua, subito!

SOLDATI 
Purchè all'istante 
Venga il denaro bello e sonante.

TRABUCO 
Prima la merce...qua... 
colle buone.

SOLDATI
(dandogli gli oggetti) 
A te.

ALTRI
A te

ALTRI
A te

TRABUCO
(ritrando la roba e pagando) 
A te, a te, benone.

SOLDATI
(cacciandolo) 
Sì, sì, ma vattene!

TRABUCO
(fra sè, contento) 
Che buon affare! 

(poi, forte. Si avvia verso un'altro 
lato del campo. ) 

A buon mercato chi vuol comprare?

(Entrano dei contadini questuanti 
con ragazzi a mano)

CONTADINI 
Pane, pan per carità! 
Tetti e campi devastati 
N'ha la guerra, ed affamati 
Cerchiam pane per pietà.

(Entrano alcune reclute, piangenti
che giungono scortate)

RECLUTE 
Povere madri deserte nel pianto 
Per dura forza dovemmo lasciar. 
Della beltà n'han rapiti all'incanto, 
A' nostre case vogliamo tornar.

VIVANDIERE
(accostandosi gaiamente alle 
reclute ed offrendo loro da bere) 
Non piangete, giovanotti, 
Per le madri, per le belle; 
V'ameremo quai sorelle, 
Vi sapremo consolar. 
Certo il diavolo non siamo; 
Quelle lagrime tergete, 
Al passato, ben vedete, 
Ora è inutile pensar.

PREZIOSILLA
( entra fra le reclute, ne prende alcune 
pel braccio, e dice loro burlescamente) 
Che vergogna! Su, coraggio! 
Bei figliuoli, siete pazzi? 
Se piangete quai ragazzi 
Vi farete corbellar. 
Un'occhiata a voi d'intorno, 
E scommetto che indovino, 
Ci sarà più d'un vizino 
Che sapravvi consolar. 

VIVANDIERE
V'ameremo quai sorelle, ecc.

PREZIOSILLA
Ah! Se piangete quai ragazzi, ecc.
Su, coraggio!

(Le vivandiere prendono le reclute pel 
braccio e s'incomincia vivacissima danza 
generale. Ben presto la confusione e 
lo schiamazzo giungono al colmo)

PREZIOSILLA, VIVANDIERE,
RECLUTE E SOLDATI  
Nella guerra è la follia 
Che dee il campo rallegrar; 
Viva, viva la pazzia 
Che qui sola ha da regnar!

(Entra Fra Melitone che, preso nel 
vortice della danza, è per un momento 
costretto a ballare con le vivandiere. 
Finalmente, riuscito a fermarsi, esclama)

MELITONE 
Toh! Toh! Poffare il mondo! Che tempone! 
Corre ben l'avventura! 
Anch'io ci sono. 
Venni di Spagna a medicar ferite, 
ed alme a medicar. 
Che vedo? È questo 
un campo di Cristiani, o siete Turchi? 
Dove s'è visto berteggiar la santa 
domenica così? Ben più faccenda 
le bottiglie vi dan che le battaglie! 
E invece di vestir cenere e sacco 
qui si tresca con Venere, con Bacco? 
Il mondo è fatto una casa di pianto; 
ogni convento 
ora è covo del vento! I santuari 
spelonche diventar di sanguinari; 
perfino i tabernacoli di Cristo 
fatti son ricettacoli del tristo.
Tutto va a soqquadro... e la ragion? 
"Pro peccata vostra" pei vostri 
peccati.

SOLDATI ITALIANI 
Ah, frate, frate!

MELITONE 
Voi le feste 
calpestate, rubate, bestemmiate...

SOLDATI ITALIANI 
Togone infame!

SOLDATI SPAGNUOLI 
Segui pur, padruccio.

MELITONE 
E membri e capi siete d'una stampa: 
Tutti eretici. 
Tutti, tutti cloaca di peccati, 
E finchè il mondo 
Puzzi di tal pece 
Non isperi la terra alcuna pace.
Con tal pece non v'è pace...

SOLDATI ITALIANI
(serrandolo intorno) 
Dalli! Dalli!

SOLDATI SPAGNUOLI
(difendendolo) 
Scappa! Scappa!

SOLDATI ITALIANA 
Dalli! Dalli sulla cappa!

(I soldati italiani cercano di picchiare Fra
Melitone, ma egli se la svigna, 
declamando sempre)

PREZIOSILLA
(ai soldati che inseguono Fra Melitone
uscendo dalla scena) 
Lasciatelo ch'ei vada. 
Far guerra ad un cappuccio! Bella impresa! 
Non m'odon? Sia il tamburo sua difesa.

(Prende a caso un tamburo e, imitata 
da qualche tamburino, lo suona. 
I soldati accorrono tosto a circondarla, 
seguiti da tutta la turba)

Rataplan, rataplan, rataplan

VIVANDIERE, SOLDATI 
E RECLUTE 
(Di dentro)
Rataplan, rataplan, rataplan

(Tutti entrano in scena correndo)

Rataplan, plan, plan, plan, plan
Rataplan, plan, plan, plan, plan

PREZIOSILLA
Rataplan, rataplan, della gloria 
Nel soldato ritempra l'ardor; 
Rataplan, rataplan, di vittoria 
Questo suono è segnal percussor! 
Rataplan, rataplan, or le schiere 
Son guidate raccolte a pugnar! 
Rataplan, rataplan, le bandiere 
Del nemico si veggon piegar! 
Rataplan, pim, pam, pum, inseguite 
Chi la terga, fuggendo, voltò... 
Rataplan, le gloriose ferite 
Col trionfo il destin coronò. 
Rataplan, rataplan, la vittoria 
Più rifulge de' figli al valor!... 
Rataplan, rataplan, la vittoria 
Al guerriero conquista ogni cor. 
Rataplan, rataplan, rataplan! 

(Tutti faranno l'atto di sparare un fucile
e sortono correndo)
        
ACTO TERCERO 


Escena Primera

(Un bosque cerca de Velletri, Italia, 
en una noche oscura. Don Álvaro, en 
uniforme de capitán español de Granaderos
del Rey, avanza lentamente desde el fondo.
Se escuchan voces fuera del escenario)

CORO
(desde dentro)
¡Atención al juego, atención!...

UNA VOZ
¡Un as a la derecha!

OTRA VOZ
¡He ganado!

CORO
¡Atención al juego, atención!

UNA VOZ
¡Un tres a la derecha!

OTRA VOZ
¡Cinco a la izquierda!

PRIMERA VOZ
¡Pierdo!

CORO
¡Atención, atención!

(Don Álvaro avanza lentamente)

ÁLVARO
La vida es un infierno para el infeliz...
¡En vano deseo la muerte! 
¡Sevilla! 
¡Leonor!
¡Qué recuerdos! 
¡Oh noche que me quitaste toda la dicha!
Seré eternamente desgraciado, está escrito.
Del yugo extranjero, quiso mi padre
liberar a su tierra natal 
y, uniéndose 
a la última de los incas,
confió en ceñirse la corona. 
¡Vano intento!
¡Nací en una cárcel; 
el desierto me educó;
vivo porque se desconoce 
mi real estirpe!
¡Mis padres soñaban con un trono 
y les despertó el hacha!
¿Cuándo acabarán 
mis desventuras?
Oh tú, que al seno de los ángeles,
eternamente pura 
ascendiste bella, incólume,
de la mortal desdicha; 
no olvides volver tus ojos 
hacia mi miseria.
Pues sin nombre y desterrado,
odiado por el destino,
pido anhelante, 
pobre de mí, 
encontrar la muerte.
¡Leonor, socórreme!
Ten piedad para mis sufrimientos. 
¡Ten piedad de mí!

CARLOS
(a lo lejos)
¡Traición!...

VOCES
(a lo lejos)
¡Muera!...

ÁLVARO
¿Quién grita?

CARLOS
¡Socorro!...

ÁLVARO
¡Ayudémosle!

VOCES
¡Muera, muera!

(Álvaro corre hacia los gritos. 
Se oye  el choque del acero. 
Varias figuras huyen atravesando la escena
en medio de gran confusión. Álvaro 
regresa con Don Carlos)

ÁLVARO
¡Han huido! ¿Estáis herido?

CARLOS
No, os debo la vida.

ALVARO
¿Quiénes eran?

CARLOS
Asesinos.

ÁLVARO
¿Tan cerca del campamento?

CARLOS
Os seré franco: 
fue un altercado entre jugadores...

ÁLVARO
Comprendo, ¿allí a la derecha?

CARLOS
Sí.

ÁLVARO
¿Cómo, con tan noble aspecto, 
entrasteis en ese garito?

CARLOS
Soy nuevo. 
Llegué ayer con órdenes del general;
sin vos estaría muerto. 
Decidme, ¿a quién debo la vida?

ÁLVARO
Al azar.

CARLOS
Primero os diré mi nombre.

(para sí)

No le diré el verdadero.

(A Don Álvaro)

Félix de Bornos, ayudante del comandante jefe.

ÁLVARO
Yo, capitán de granaderos, 
Don Federico Herreros.

CARLOS
¡La gloria del ejército!

ÁLVARO
Señor...

CARLOS
Vuestra amistad deseo, 
os la pido y en ella confío.

ÁLVARO
Yo también me enorgulleceré de la vuestra.

(Se estrechan calurosamente la mano)

ÁLVARO Y CARLOS
Amigos en la vida, en la muerte, 
el mundo nos verá.
Unidos en la vida y en la muerte 
la muerte nos verá...

VOCES INTERNAS
(se oyen voces y sonidos de cornetas)
¡A las armas! ¡A las armas!

CARLOS
Con vos me lanzo al campo del honor,
sabré emular vuestro ejemplo.

ÁLVARO
Testigo de vuestro valor, 
sabré admirar su prueba.

VOCES
¡A las armas!

ÁLVARO Y CARLOS
¡A las armas!

(Corren en dirección a la batalla.)

Escena Segunda

(Por la mañana. Sala en un alojamiento de
un oficial del ejército español en Italia, no
lejos de Velletri. Al fondo, dos puertas: 
la de la izquierda conduce a un dormitorio, 
la otra es la puerta principal. Se oye el 
fragor de la batalla cercana. Un médico 
militar y varios soldados entran y corren 
a la ventana)

LOS ORDENANZAS
¡La batalla está en su apogeo!

MÉDICO
(mirando con el catalejo)
¡Qué valientes granaderos!

LOS ORDENANZAS
¡Les guía Herreros!

MÉDICO
(mirando con el catalejo)
¡Cielos! ¡Cae herido! 
¡Los suyos se repliegan!
¡El ayudante los reúne... 
a la carga ya los lanza!
¡Huyen los alemanes! 
¡Los nuestros han vencido!

VOCES
(desde fuera)
¡Gloria a España!

OTRAS VOCES
¡Viva Italia!

TODOS
¡Victoria!

MÉDICO
Traen herido al capitán.

(Don Álvaro desvanecido y herido, es llevado
en una camilla por cuatro granaderos. A un
lado el médico, al otro don Carlos, cubierto
de polvo y muy abatido. Un soldado coloca
un maletín sobre una pequeña mesita. 
La camilla es colocada casi en el medio de 
la escena)

CARLOS
Despacio... colocadle aquí, 
preparadle mi cama.

MÉDICO
Silencio.

CARLOS
¿corre peligro?

MÉDICO
La herida del pecho me inquieta.

CARLOS
Ay, salvadle.

ÁLVARO
(volviendo en sí)
¿Dónde estoy?

CARLOS
Junto a vuestro amigo.

ÁLVARO
Dejadme morir.

CARLOS
Os salvarán nuestros cuidados.
Os recompensarán con la orden de Calatrava.

ÁLVARO
¿De Calatrava? ¡Nunca! ¡Nunca!

CARLOS
(para sí)
¿Cómo? 
¡El nombre de Calatrava le horroriza!

ÁLVARO
Amigo...

MÉDICO
Si habláis...

ÁLVARO
Sólo unas palabras.

CARLOS
(al médico)
Os lo ruego, dejadnos.

(El médico se retira. Don Álvaro 
hace señas a don Carlos de que se aproxime)

ÁLVARO
Debéis hacerme solemne juramento
de que cumpliréis un deseo mío.

CARLOS
(conmovido)
Lo juro.

ÁLVARO
Buscad en mi pecho...

CARLOS
(Busca y encuentra una llave)
¡Una llave!

ÁLVARO
(señalando una caja)
Con ella sacaréis 
un pliego cerrado. Lo confío a vuestro honor. 
Guarda un secreto, que ha de morir conmigo.
Quemadlo si muero.

CARLOS
Lo juro. así lo haré.

ÁLVARO
Así muero tranquilo. 
Os estrecho contra mi corazón...

CARLOS
(lo abraza con gran emoción)
Amigo, confiad en el cielo. Adiós

ÁLVARO
Adiós.

(El médico y los soldados se llevan 
al herido a la habitación  contigua)

CARLOS
¡Morir! ¡Tremenda cosa! 
¡Tan intrépido y valiente!
¡Y no obstante morirá! ¡Singular personaje!
¡El nombre de Calatrava 
le hizo estremecer!
¡Parecía una deshonra!... ¡Cielos! 
¡Qué corazonada!
¿Y si fuese él el seductor? 
¡Está en mis manos! ¡Y si vive! 
¿Y si me estoy engañando? 
La llave me lo dirá...

(abre compulsivo la caja
y busca un pliego lacrado)

¡Aquí está el pliego!

(Va a abrirlo)

¡Qué tentación!

(se detiene)

¿Y mi juramento? 
¿Y esta vida que debo a su valor? 
¡Pero yo también le he salvado!
¿Y si fuese el maldito indio
que manchó mi sangre?...

(Decidido)

Romperé el sello. 

(Va a hacerlo)

Nadie me ve...

(se detiene)

¿No? ¡Yo sí me veo!

(arroja el pliego y se aleja 
horrorizado)

Urna fatal de mi destino,
vete, aléjate, me tientas en vano,
vine a limpiar mi honor y, loco,
voy a mancharlo de vergüenza.
Un juramento es sagrado 
para un hombre de honor;
que el pliego conserve su misterio.
Alejaré este pensamiento que con un acto
indigno ha puesto en peligro mi honor.
¿Y si pudiese hallar otra prueba? 
Veamos

(Vuelve a buscar en la caja 
y encuentra un medallón)

Un retrato...

(Lo examina)

Y no va sellado...Nada dijo sobre esto... 
Nada prometí. Abrámoslo, pues... 

(Exaltado)

¡Cielos! ¡Leonor!
¡Don Álvaro es el herido!
Ojalá viva ahora... y luego a mis manos muera.

(El médico aparece en la
puerta de la habitación)

MÉDICO
¡Buenas noticias, se salvará!

(Vuelve a entrar en la habitación)

CARLOS
¡Se salvará! ¡Qué alegría! 
¡Ah, se salvará! 
¡La alegría inunda mi corazón!
Podré por fin del infame 
la traición vengar.
Leonor, ¿dónde te escondes?
Di, ¿seguiste tras las huellas
de aquel que con la sangre de tu padre
bañó de rojo tu rostro?
¡Ah, mi felicidad sería completa
si pudiese con mi propia espada
de un solo golpe enviar a los dos
al infierno para siempre!

(Se aleja rápidamente por la derecha)

Escena Tercera

(Un campamento militar cerca de Velletri. En la
parte delantera, a la izquierda se encuentra
la tienda de un chamarilero; a la derecha otra
tienda donde venden víveres, frutas y bebidas
Alrededor de las tiendas de campaña unas
chabolas de vendedores, cantineras, etc. El
escenario está vacío. Es de noche. Una 
patrulla entra y explora con atención)

PATRULLA
Detengámonos, compañeros; 
exploremos el terreno;
no se oyen ruidos. 
No brillan luces.
En profundo sueño 
todos descansan.
Avancemos, compañeros, 
exploremos el terreno:
pronto se oirá 
el toque de diana...

(Recorriendo la escena)

Exploremos el terreno; etc.
Avancemos, compañeros,
pronto se oirá 
el toque de diana.
No se oyen ruidos.
Vayamos, vayamos,
compañeros, vayamos.

(Salen. Empieza a amanecer. Entra don Álvaro 
enfrascado en sus pensamientos.)

ÁLVARO
Ni siquiera me es dada 
una hora de paz:
quebrantada tengo el alma por la cruel lucha.
Paz y olvido en vano pido al cielo.

(Entra Carlos.)

CARLOS
Capitán...

ÁLVARO
¿Quién me llama?

(Acercándose y reconociendo a Carlos, le dice
con afecto)

¿Vos, que generosos cuidados me prodigasteis?

CARLOS
¿Vuestra herida 
ya está curada?

ÁLVARO
Sí.

CARLOS
¿Os sentís fuerte?

ÁLVARO
Como antes.

CARLOS
¿Podríais batiros en duelo?

ÁLVARO
¿Con quién?

CARLOS
¿No tenéis enemigos?

ÁLVARO
Todos los tenemos... pero no os comprendo.

CARLOS
¿No? ¿No os dice nada el nombre
de Don Álvaro el Indiano?

ÁLVARO
¡Oh, traición!
¡Desleal! ¿El secreto fue, pues, violado?

CARLOS
El pliego esta intacto, 
habló el retrato.
¡Don Carlos de Vargas, temblad, soy yo!

ÁLVARO
No me inquietan atrevidas amenazas.

CARLOS
¡Salgamos! De inmediato uno debe morir.

ÁLVARO
Desprecio la muerte, pero me duele arremeter 
contra el hombre que me ofreció su amistad.

CARLOS
¡No, no, no profanéis esa palabra!

ÁLVARO
No fui yo, fue el destino 
el que mató a vuestro padre.
No fui yo quien sedujo 
a aquel ángel de amor.
Ambos nos están mirando y, desde el Paraíso,
hablan a vuestro corazón de mi inocencia.

CARLOS
¿Así que ella...?

ÁLVARO
La fatal noche, 
dos veces caí mortalmente herido.
Restablecido, su rastro seguí todo un año.
Ay de mí, supe que Leonor había muerto.

CARLOS
¡Mentira, mentira! Mi hermana se refugió
en casa de viejos parientes... 
Llegué demasiado tarde.

ÁLVARO
¿Y ella?

CARLOS
¡Huyó!

ÁLVARO
(estremeciéndose)
¡Está viva! ¡Dios mío, vive!

CARLOS
¡Sí, vive!

ÁLVARO
Don Carlos, amigo, el estremecimiento
que sacude mis fibras
os dice que esta alma 
no puede ser infame. 
¡Vive! ¡Dios mío, aquel ángel!

CARLOS
Pero pronto morirá...
Vive, pero pronto morirá.

ÁLVARO
No, que el vínculo del himeneo
fortalezca nuestra esperanza.
Y, si vive, busquemos 
juntos su escondite.

CARLOS
¡Necio!

ÁLVARO
Juro que ilustre origen 
me iguala a vos.
Que mi blasón resplandece 
como el día.
Ah, si vive, busquemos 
juntos su escondite.

CARLOS
¡Necio! Entre nosotros se abre
una tumba ensangrentada.
¿Cómo llamar hermano 
a quien tanto me ha robado?
De excelso o villano origen, 
debo mataros
y, después, a la indigna 
que a su sangre traicionó.

ÁLVARO
¿Qué decís?

CARLOS
Ella morirá.

ÁLVARO
¡Callad!.

CARLOS
Morirá, ¡lo juro! La infame morirá.

ÁLVARO
Primero caeréis vos en el fatal duelo.

CARLOS
¡A muerte! Si no caigo exánime, 
llegaré hasta Leonor.
Tinto aún con vuestra sangre,
este acero le hundiré.

ÁLVARO
¡A muerte, sí! 
Con mi espada mataré al asesino;
volved a Dios vuestro pensamiento, 
vuestra hora sonó.

CARLOS
Tinto todavía, aún con vuestra sangre,
este acero le hundiré
Vamos, vamos a muerte... ¡A muerte!

ÁLVARO 
¡A muerte! ¡A muerte! ¡A muerte!
Volved a Dios vuestros pensamientos,
vuestra hora sonó.
¡Vamos, vamos a muerte! ¡A muerte!

(Desenvainan sus espadas y se embisten 
con furia. La patrulla del campo
corre a intentar separarles)

SOLDADOS
¡Alto, deteneos!

CARLOS
(furioso)
¡No, su vida o la mía!

SOLDADOS
¡Lleváoslo lejos de aquí!

ÁLVARO
(para sí)
Acaso el cielo acude en mi ayuda.

CARLOS
¡Morirá!

SOLDADOS
(A Carlos que intenta soltarse)
¡Venid!

CARLOS
(A Don Álvaro)
¡Verdugo de mi padre!

(La patrulla sujeta a don Carlos y 
se lo llevan a rastras)

ÁLVARO
¿Qué hago ahora? Piadoso Dios,
inspira, ilumina mi pensamiento.

(arroja la espada)

Al claustro, al retiro, a los santos altares...
olvido y paz pide el guerrero.

(va don Álvaro, alejándose poco a poco. Sale
el sol. El redoble de tambores y el sonido
de las trompetas dan la señal de levantarse.
Soldados españoles e italianos de todas
las armas salen de sus tiendas de campaña
limpiando sus fusiles, espadas, uniformes, etc.
Unos muchachos juegan a los dados sobre los
tambores. Unos comerciantes venden licores,
fruta, pan, etc. Preciosilla, subida a una
rama, lee la buenaventura)

COMERCIANTES Y SOLDADOS
Cuando pífanos y tambores 
ensordecen la tierra,
somos felices, la guerra es alegría 
y la vida del militar.

OTROS SOLDADOS
Vida alegre, aventurera, 
no necesita mañana ni ayer,
que gusta de concentrar 
en el hoy sus pensamientos.

COMERCIANTES Y SOLDADOS
Cuando pífanos y tambores, etc.

PRECIOSILLA
(a las mujeres)
¡Acercaos a la adivina 
que viene de lejos
y puede descifrar 
el secreto futuro!

(a los soldados)

¡Corred a ella, 
alargarle la mano,
las amantes sabréis 
si os son fieles!... 
¡Ah!

MUJERES
Acercaos a la adivina, 
alargadle la mano.
Sabréis si vuestras hermosas 
os son fieles.

SOLDADOS
Acerquémonos a la adivina, 
alarguémosle la mano.
Podremos saber si  nuestras hermosas 
nos son fieles.

PRECIOSILLA
Quien quiera el Paraíso 
debe armarse de valor
y aprestarse a derrotar 
al bárbaro invasor.
¡Adelante, adelante, adelante!
Oiréis predecir 
el premio que se os dará
por vuestro batallar... 
¡Ah!

MUJERES
¡Adelante! ¡Adelante! ¡Adelante! 
Oiréis predecir 
el premio que se os dará
por vuestro batallar.

SOLDADOS
¡Adelante! 
Oiremos predecir 
el premio que se nos dará
por nuestro batallar.

PRECIOSILLA
¡Adelante!

CORO
(rodeándola)
¡Adelante, adelante, adelante!

SOLDADOS
¡Aquí, cantinera, un trago!

(Las cantineras les sirven bebida)

UN SOLDADO
¡A nuestra salud!

CORO
(bebiendo)
¡Viva!

OTRO SOLDADO
¡Por España e Italia unidas!

CORO
¡Viva!

PRECIOSILLA
¡Por nuestro héroe don Federico Herreros!
¡Viva!

TODOS
¡Viva! ¡Viva!

UN SOLDADO
¡Y por su digno amigo 
don Félix de Bornos!

TODOS
(bebiendo)
¡Viva! ¡Viva!

(La atención se dirige hacia Trabuco, 
el buhonero, que de la tienda 
de la izquierda, entra con un 
canasto que contiene un
montón de baratijas)

TRABUCO
¿Quién quiere comprar a buen precio?
Tijeras, alfileres, jabón buenísimo

(Lo rodean)

Vendo y compro cualquier objeto,
concluyo pronto cualquier negocio.

UN SOLDADO
Tengo una cadena. ¿cuánto me das?

(La muestra)

OTRO SOLDADO
Yo un collar. Si quieres, lo vendo.

(Lo muestra)

UN TERCERO
¿Pagaríais por estos pendientes?

(Los muestra)

TODOS
(sacando anillos, relojes, collares, etc.)
¡Queremos vender!...

TRABUCO
¡Pero todo cuanto veo es porquería, 
sucia porquería!

SOLDADOS
¡Así, oh truhán, es tu cara!

TRABUCO
De todos modos, ajustemos...
Por cada pieza doy treinta sueldos.

SOLDADOS
(manifestando su descontento)
Ése es precio de ladrón.

TRABUCO
¡Oh, qué mal genio! Nos entenderemos.
Añadiremos unos sueldos. 
Ponedlo aquí, de prisa.

SOLDADOS
Si al instante 
viene el dinero contante y sonante.

TRABUCO
Primero la mercancía... aquí... 
con las buenas.

SOLDADOS
(le dan los objetos)
Para ti.

OTROS
Para ti

OTROS
Para ti

TRABUCO
(tomando la mercancía y pagando)
Para ti, para ti. Muy bien.

SOLDADOS
(cogiéndolo)
Sí, sí, pero acaba de una vez, si, si, etc.

TRABUCO
(para sí, contento)
¡Qué buen negocio! ¡Qué buen negocio!

(en voz alta. Volviéndose hacia el
otro lado del campo)

¿Quién quiere comprar a buen precio?

(Entran algunos campesinos mendigando,
llevando niños de la mano)

CAMPESINOS
Pan, pan, ¡por caridad!
Hogares y campos devastados 
por la guerra, hambrientos 
buscamos pan, por piedad.

(Llegan algunos reclutas llorando 
con su escolta)

RECLUTAS
Nuestras pobres madres ya no tienen lágrimas
y a la fuerza hemos de abandonarlas.
Nos robaron el encanto de nuestras beldades,
queremos regresar a nuestras casas.

CANTINERAS
(acercándose alegremente a los
reclutas y ofreciéndoles de beber)
No lloréis, jovencitos.
por vuestras madres y por las beldades:
las querremos como a hermanas
las sabremos consolar. 
No somos el diablo;
enjugad vuestras lágrimas,
en el pasado, podéis verlo, 
es inútil pensar.

PRECIOSILLA
(Preciosilla se entromete entre los reclutas,
coge a alguno del brazo, y les toma el pelo)
¡Qué vergüenza! Vamos, valor... 
Hijitos, ¿estáis locos?
Si lloráis como muchachas 
se burlarán de vosotros.
Mirad a vuestro alrededor. 
Apuesto a que adivino
que más de una carita 
os sabrá consolar.

CANTINERAS
Las querremos como hermanas, etc.

PRECIOSILLA
Ah! Si lloráis como muchachas etc.
¡Vamos, valor!

(Las cantineras cogen a los reclutas por
el brazo, todos comienzan a bailar.
Rápidamente la confusión y 
el alboroto llegan al máximo)

PRECIOSILLA, CANTINERAS
RECLUTAS Y SOLDADOS
En la guerra es la locura
la que debe alegrar el campamento:
¡Viva, viva la locura 
que sólo ella debe reinar!

(Entra Fray Melitón que, preso en la vorágine 
de la danza, es obligado por unos  momentos 
a bailar con las cantineras. Finalmente,
decidido a detenerse, exclama)

 MELITÓN
¡Hola! ¡Hola! ¡Cómo es la vida! ¡Qué tiempos!
¡Todos van a la aventura! 
¡Hasta yo estoy aquí!
¡Vine desde España a curar a los heridos
y a ganar almas! 
¿Qué es lo que veo? ¿Qué es esto?
¿Un campamento de cristianos o de turcos?
¿Dónde se ha visto burlarse del santo domingo?
¡Mucho más que hacer os dan las botellas 
que las batallas!
Y en vez de vestir harapos y tela de saco
os las entendéis con Venus y con Baco!
El mundo es un valle de lágrimas;
¡los conventos son guarida del viento! 
Los santuarios, cuevas de sanguinarios;
y, por último, los tabernáculos de Cristo
son receptáculos de almas tristes.
Qué desbarajuste. ¿Y por qué? ¿Por qué?
"Pro peccata vostra", 
por vuestros pecados.

SOLDADOS ITALIANOS
¡Ah, fraile, fraile!

MELITÓN
Profanáis las fiestas, 
robáis, blasfemáis...

SOLDADOS ITALIANOS
¡Fraile infame!

SOLDADOS ESPAÑOLES
¡Continuad, padrecito!

MELITÓN
Sois chusma de pies a cabeza,
herejes todos, 
todos cloaca de pecados.
Y mientras el mundo 
va de ese modo,
no espere la Tierra paz alguna.
de ese modo, no esperéis paz alguna...

SOLDADOS ITALIANOS
(rodeándolo amenazantes)
¡Dadle, dadle!

SOLDADOS ESPAÑOLES
(defendiéndolo)
¡Escapad, escapad!

SOLDADOS ITALIANOS
Dadle, dadle, sobre la capa!

(Los soldados italianos intentan coger a
Fray Melitón, pero el se escapa siempre
parloteando) 

PRECIOSILLA
(a los soldados que siguen a Fray Melitón
saliendo de escena)
Dejadle, que se marche...
¡Atacar a un fraile! ¡Valiente empresa!
¿No me oyen? Haremos del tambor su defensa.

(Coge un tambor al azar e, imitada
por algunos soldados, ella toca. 
Unos soldados corren, seguidos por los 
demás, hasta que la rodean)

¡Rataplán, rataplán. rataplán!

CANTINERAS, SOLDADOS
Y RECLUTAS
(desde dentro)
¡Rataplán, rataplán, rataplán!

(Todos entran en escena corriendo)

Rataplán, plan, plan, plan.
Rataplán, plan, plan, plan.

PRECIOSILLA
Rataplán, rataplán, fortalece el ardor
por la gloria del soldado;
¡Rataplán, rataplán, este sonido es señal
precursora de victoria!
¡Rataplán. rataplán. ahora forman filas
para conducirles a la lucha!
¡Rataplán, rataplán, se repliegan
las banderas enemigas!
Rataplán, pim, pum, pum, perseguid 
a quien da la espalda al huir.
Rataplán, las heridas 
coronó el destino con el triunfo.
¡Rataplán, la más refulgente victoria
para el valor de los hijos de la patria!
Rataplán, rataplán, la victoria conquista
el corazón del guerrero.
Rataplán, Rataplán, Rataplán .

(Todos hacen el gesto de disparar un fusil
y salen corriendo)